26 giu 2017

A cibarsi di mare e letture

A cibarsi di mare e letture non si può sempre, anche se si è liberi e si vola più degli uccelli, ci sono cose che devi fare... e così appena alzata ho indossato un pantalone, una leggerissima camicia, ricordo della Provenza 2010, e esco per commissioni
Constatando di non averla stirata sorridevo al ricordo di un episodio in cui mia madre, (sempre più presente dentro di me), blaterò diversi giorni per una tovaglia stirata male e messa a tavola dall'ospite che la aveva invitata.
Foto Strega dalla spiaggia verso casa Matteo

Foto Gingi dalla spiaggia 
Sono in un piccola frazione sul mare, una chiesa, un ufficio postale, un bar e se alzo gli occhi vedo Tindari.
Foto Strega la spiaggia da Matteo 

La parte vecchia fatta tutta di case di ex pescatori che, da un lato, hanno la meraviglia della spiaggia e dall'altro, una stradina stretta e lunga; molte sono abitate solo ad agosto... poi, più lontano, dei piccoli complessi residenziali, dove noi siciliani, con tanto orgoglio, doniamo quanto ci è rimasto a quelli che vengono dal "continente".
Camminavo, il sole cocente, l'asfalto caldo, nessun rumore, nessuna macchina, non arrivavano voci neanche dalla spiaggia, e invece di aver fastidio dell'afa, del fatto di non aver più un mezzo di trasporto, dei telefonini che qui mancano di campo, mi sono ritrovata ad esser contenta di riprovare antiche sensazioni.
Ricordi mai sopiti, di un mondo diverso e per alcuni versi più bello e vero.
Avevo pochi anni, pochissimi, ma vedo nettamente la macchina che si ferma nella parte alta dopo aver attraversato Scicli, lì finiva la strada e cominciavano le "trazzere" delimitate da muri a secco o, scendendo verso il mare, da alte canne, che ci costringevano a scostarle.
Mio nonno, impartiva ordini, faceva trasbordare tutto su carretti, la macchina che non poteva andare sulla sabbia, rientrava e noi andavamo alla casa a mare.
Mare? si, sulla collina di Cava D'aliga, aria di mare ma in piena campagna, con tanti mandorli, ma anche il pesco, il fico, il susino la pergola con enormi grappoli di uva nera e nella grande terrazza il pozzo, il pozzo di pietra.  Raccoglieva l'acqua piovana, filtrata attraverso canalette che ricordo e che, solo adesso, so a cosa servivano e come funzionavano.
Che paura il giorno che guardando dentro vidi qualcosa che si muoveva, scappai dal nonno, preoccupata che c'erano degli "animali", che non avremmo più potuto bere, e quell'omone sereno, consapevole di se, contento del suo durare, mi disse: " Ginuzza, sono le rane, servono per pulire l'acqua dagli insetti, allontanano gli animaletti sporchi, e guarda quanto è limpida.."
Immerse un secchio, lo fece risalire e mise l'acqua in una bacinella di smalto bianco, era acqua azzurra, limpida, trasparente, adesso non ha più colore o sono io che non lo vedo più?
La strada di Cava D'Aliga era lunga un po più di quella fatta stamani, ma a terra vi era sabbia e ai bordi c'erano le canne, che se ti avvicinavi, potevano tagliarti.
Al mare andavo con una donna, lei portava l'ombrellone e stava attenta a me, lungo la strada vi era un piccolo emporio dove si vendeva pane, petrolio, ahhh e le sigarette, io restavo incantata da tutti quei vecchi scaffali pieni di corde, martelli, ma anche zucchero ed olio, e cartoline... ma non del luogo, di Scicli,Pozzallo, Marina di Ragusa... e li compravo le palline, colorate, le gomme americane, sempre sotto la raccomandazione della nonna di non ingoiare quelle "diavolerie".
Finita la strada c'era una piazza con qualche casa e poi finalmente niente più sabbia, che infilandosi nelle scarpe , procurava all'istante piaghe e bruciava i piedi, ma la roccia a grossi gradoni che scendeva fino alla spiaggia.
Questa era bianchissima, di sabbia fine e profonda, la mamma mi aveva detto: vedi ? è sempre pulita, se lasci una pietra durante la notte la sabbia la ingoia, come nel deserto!
La spiaggia finiva con un piccolo promontorio di roccia, sul quale dominava il faro e la casa del guardiano.
Non vi era strada, quando c'era la bassa marea qualcuno si avventurava poichè dall'altro lato del faro vi è Donnalucata, adesso conosciuta anche perchè ha la casa una delle sorelle Fendi.
Dopo il bagno e i giochi in spiaggia risalivo a fatica il costone brullo di roccia,  ora è tagliato da una strada e da ville, case, e pali di luce... tutte cose e case orribili, che non hanno rovinato se non in parte il luogo, per la troppa bellezza della natura.
Ero sempre con le croste al naso, perennemente bruciato.
Quando arrivavano tutti i cugini e i miei fratelli, vi era la corsa al pozzo, era vietato entrare in casa con la sabbia, e con i costumi, (allora non esisteva la lycra) per tanto bisognava cambiarsi, sciacquarli ed andare a stenderli dietro la casa, dopo di che la nonna ci faceva entrare.
Parlo di quella nonna fantastica che impartiva mille regole di diligenza e disciplina,  ma che quando avevo un piccolo desiderio o un capriccio diceva alla mia mamma:
"Lasciala contenta, ne ha tempo per soffrire nella vita".
Quante cose sono affiorate oggi... smetto qui, allego una foto del posto in cui sono, e per quelle di Cava D'aliga, non avendone trovate di vecchie vi rimando a quelle dei luoghi del commissario Montalbano.

Oggi non sono né qui né li, ma ho tanta voglia di mare

7 commenti:

  1. Che mondo meraviglioso hai descritto, cara Strega...
    Continua se puoi, è davvero incantevole leggerti.
    Caio,
    Lara

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  2. anche mia madre è sempre più presente dentro di me per questo quando la vedo so già cosa vuole dirmi e di mio padre so tutto quello che non mi vuole dire. Quei due me ne combinano una al giorno.

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  3. ... anche più di tue delle volte. sono due zombie che mi lacerano la pelle, e se avessi una maglietta della Provenza, me la taglierebbero per farci pattine per i tegami anzichè dirmi di stirarla.

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  4. la forza evocativa delle parole...che dono immenso per chi le scrive e per chi le legge!!
    Manu

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  5. hahahaha Mariolino, anche io , per farci borsina ho tagliato maglietta del figlio.... poveri voi ... con mamme così!!
    Un sorriso in cammino

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