31 lug 2017

Forma e Essenza

La forma veste le parole, è punteggiatura, vocabolario,
sospensioni e accelerazioni.
Sbocchi.
Grafia dei caratteri, specchio dell'indole
immaginazione e vento
libertà condizionata e inventata-
L'essenza è il cuore segreto, l'eco sempre presente.
Non segue è già presente
occasione di rivelarsi o meno
l'essenza è vita e morte assieme.
Non chiede, ottiene sempre prima o poi,
scrittura e anima come una donna
come ogni donna:
carne e desiderio che si fan
sogno. 

Il Cammino

CANTO DI VIAGGIO
O sole, entrami luminoso nel cuore,o vento, disperdi con il tuo soffio pene e malanni!Non conosco sulla terra gioia più profonda dell’essere in viaggio in paesi lontani
Verso la pianura dirigo i miei passi,il sole deve bruciarmi, il mare rinfrescarmi;per partecipare alla vita della nostra terra dischiudo festosamente tutti i miei sensi
E così ogni giorno novello deve indicarmi nuovi amici, nuovi fratelli,finchè senza pena posso mettere in luce ogni energia,essere amico e ospite di tutte le stelle.
-Hermann Hesse-

Credo che per mantenere la gioventù basta rinnovare sempre i suoi entusiasmi, che i sogni vadano seguiti a qualsiasi età, poichè essi non si spengono neanche quando sai che il tempo è avaro.
Uno dei primi post di questo blog... parlava di me e della mia valigia.... e riflettevo, che il cammino è iniziato presto, molto presto... ma che solo gli anni la vita il tempo ne regalano la consapevolezza

30 lug 2017

Sono rientrata, la percezione del tempo diversa da quella che ho sempre avuto, ha reso il periodo in cui sono stata fuori... lunghissimo. E lunghissima mi sembra questa calda estate, che ricomincia per me la prossima settimana. Mi recherò lontano, in un tempo lontano dove vi è il mio posto dell'anima.
Foto StregaBugiarda
E li starò nella terrazza dei miei tempi felici
Fopo StregaBugiarda

fino a quando ne avrò voglia... 
So che ritornerò per settembre ma che non riuscirò a pubblicare tutti i post che desideravo stessero insieme con data 2017, per il decimo compliblog.
Così, in serata rimetterò al loro posto gli scritti, nelle loro date originali, e per chi vuole leggermi dovrà immergersi in un passato lontano e remoto, se riferito ai tempi del web.
Pregusto già le delizie dell'orto. Santino che raccoglie e sbuccia i fichi d'india, gli antipasti di prosciutto e fichi appena raccolti, e la sera la musica e le risate che il vento mi porta dal litorale, mentre il rombo di una moto sale verso Tindari.
Foto StregaBugiarda


19 lug 2017

terre svanite

Questo blog è dedicato alla signora Cerrito.

A MARE

Con il mare sono troppo esigente Questo è un concetto che leggendo le mie cose dovete tenere costantemente presente Io sono stato abituato male e le esperienze di bambino prima e ragazzo poi mi hanno educato il palato in maniera esagerata. Per capirci, la mia arroganza e il mio esagerato snobismo, quello di cui sono accusato un giorno sì e l’altro pure, nei riguardi dell’argomento MARE sono veramente evidenti. Io non mi accontento, non posso. Da bambino ho fatto bagni per lunghissime e interminabili estati sotto l’acropoli di antiche città greche (Selinunte) o su spiagge di 6 chilometri sul canale di Sicilia alle foci del Belice avendo come compagnia 3 o 4 persone in tutto (fatte salve qualche pecora e un paio di cani). Adolescente quando la forza del fisico giovane mi faceva sentire onnipotente ho imparato il rispetto per la magia suprema degli abissi nella acque cristalline delle Egadi. Ho vibrato di una musica che solo il contatto col mare “vero” può regalare. Vorrei portarvi dentro i miei occhi e mostrarvi i fondali di Levanzo o Marettimo, la ghiaia bianca perfettamente visibile e nitida 30 metri sotto la superficie di cala Bianca o il branco di ricciole da 40 chili l’una che solcano maestose il blu delle acque di Linosa, il senso di gioia e di pulizia primordiale che un bagno alla spiaggia dei conigli di Lampedusa restituisce a chi vi si immerge.
No, non posso più accontentarmi: ho visto il sole annegare in uno sciame di oro e le stelle diventare l’unica luce sul velluto della notte ed era Filicudi 30 anni fa, era il sogno, la vita e il richiamo del mare anche di notte aspettando il regalo di un nuovo giorno. Ho tremato di eccitazione a 15 anni uscendo al sole impietoso del Tirreno dopo aver attraversato la prima galleria dello Zingaro quando la riserva naturale non c’era ancora e per 12 chilometri le calette caraibiche, con un’acqua così trasparente da sembrare inesistente, risuonavano soltanto dei sussurri di tre ragazzi… Non riesco ad accontentarmi: guardavo scendere il corpo sensuale della mia ragazza di allora, la vedevo filare sicura verso i 20 metri in apnea nelle acque di Capo Murro di Porco a Siracusa e mi dicevo: è una dea ed io scenderò laggiù con lei per baciarla. I giorni e le notti erano allora il palcoscenico di una giovinezza eterna il cui alito fu così forte da sorreggermi ancora oggi, da permettermi di scriverne così ancora con le lacrime agli occhi. E’ al mare che ho conosciuto che devo la mia vita, al suo scintillio dorato lungo la spiaggia di Vendicari, alla sua eco nel solitario e ventoso arco di sabbia di Capo isola delle Correnti che devo il mio senso del tempo che mal si adatta ai ritmi sciocchi di quest’altra vita. Quel mare, il mare della mia terra non somiglia in nulla ai succedanei che vedo dappertutto attorno a me: stona in modo terribile con ciò che il mare ( anche quello siciliano) è diventato. Non riesco sulle spiagge con migliaia di ombrelloni in fila a leggere la metafisica della terra che abito e, senza di essa, io sono nulla, non esisto. E non scrivo.
Quindi non voglio accontentarmi e mi incammino da solo lungo i 300 e passa chilometri di costa che guardano L’Africa sull’altra sponda: a metà strada circa c’è il bagliore accecante di Balata dei Turchi e, attorno, solo la miseria più antica e silenziosa. Se è questa che volete conoscere, questa quella con cui volete parlare per scoprirne gli immensi tesori, fermatevi dunque. Immergetevi dove l’azzurro si mescola col candore immacolato della roccia e lasciate che sia il mare a raccontarvi, meglio di me, la storia infinita del nostro trascorrere quaggiù.

16 lug 2017

Le cose che verranno. Quando la strada per il futuro è fatta di libri.


Se siete fra quelli che in un ambiente nuovo notano subito i libri (e vanno a curiosarne i titoli), allora non dovete perdere questo film. Un racconto sulla giovinezza perduta, sul tempo che scorre, sull'elaborazione del lutto. E a questo appunto i libri servono, ad aiutarci a capire, a attribuire senso alle cose. Insomma, ad aiutarci ad andare avanti.


Le cose che verranno (L’avenir) di Mia Hansen-Love

A parte un amabile gattone nero dagli occhi gialli e una Isabella Huppert al meglio del suo meglio, il vero protagonista del fim è un imprevisto alieno; il libro, quello vero, quello di carta, straniero a molti, continuamente dato per morto ma tuttora misteriosamente vivo, a giudicare dalla sua quantità anche sbadatamente prodotta, dalla rivalità tra Saloni a lui dedicati, dalla nascita di nuovi editori.

L’avenir – Le cose che verranno è la sua celebrazione, e potrebbe turbare i cosiddetti non lettori abituati ad altre alienità, come quelle, per esempio, di Ghost in the Shell o Arrival. In questo quinto film di Mia Hansen-Løve l’appartamento parigino, la casa di vacanza sulla costa bretone, la cascina chic isolata tra le montagne del Vercors, sono invase da questi ultracorpi; hanno pareti grondanti libri, ammucchiati anche per terra e sui tavoli, in colto disordine; i personaggi stanno sempre leggendo, i quotidiani la mattina col caffè, i libri (saggi, non romanzi) sul treno, a letto, in cucina; i dialoghi familiari si occupano sia di pollo al forno che di empirismo e razionalismo, le discussioni tra amici a lume di candela vertono sul dubbio tra autorialità e antiautorialità, quelle tra insegnante e studenti sdraiati su un prato assolato, sulla differenza tra verità oggettiva e atto di fede. Vade retro?

Per niente, da un mondo che si dimentica esista davvero, ci si lascia felicemente ammaliare. Nathalie ( ovviamente la Huppert) insegna filosofia in un liceo prestigioso, da 25 anni è sposata con Heinz (André Marcon) anche lui professore, un buon marito come tanti, anche la famiglia è come tante, abitudinaria, serena, affettuosa.



Ma un giorno Heinz annuncia che se ne va, ha un’altra donna e vuole vivere con lei. «Pensavo che mi avresti amato per sempre, che cogliona» è la sola reazione di Nathalie. Sua madre (Edith Scob ) che conserva ancora i segni di una bellezza straordinaria, sprofondata nella sconfitta crudele degli anni, va ricoverata in una costosa struttura dove dopo poco muore. Improvvisamente, Nathalie non ha più una madre, un marito, i figli se ne vanno, la collana filosofica che cura, gli Adorno, gli Horkheimer, viene chiusa.

Gli scaffali della biblioteca di casa mostrano spaventosi vouti, Heinz si è preso i suoi Lévinas, i suoi Buber, i suoi Pascal; andandosene con quella preziosa fetta di vita in comune, l’ha privata molto di più che di un compagno. Un ex allievo diventato un magnifico giovanotto del tipo antipatico (Roman Kolinka ), nel senso che si è fermato all’odio per la borghesia e alla certezza della rivoluzione (tra i colti volumi del pietroso rifugio con capre e amici anarchici, c’è pure Unabomber), fa immaginare a noi anziane spettatrici che arriverà finalmente una consolazione per la nostra professoressa.

Ma sia la regista che la Huppert sono troppo itelligenti, e donne, per servirsi di questa banale, umiliante cinesoluzione. I due sono divisi dal pensiero, dalla soluzione del mondo, infatti lei non crede nella rivoluzione, non ne ha più l’età, si accontenta «di insegnare ai ragazzi come pensare con la loro testa».



Il valore del film e la sua attrattiva e anche novità è che riesce a parlare di cultura, soprattutto di filosofia (Nathalie lo attraversa leggendo La mort di Vladirnir Jankélévitch) come fosse un’avventura, un amore carnale, un sentimento trascinante, una imprescindibile ragione di vita, di consolazione, di pienezza. Ciò che lo rende ancora più interessante è che non lo ha scritto e diretto un iroso ottantenne che rimpiange i suoi tempi d’oro, quando gli intellettuali erano una casta privilegiata e leggere Le Monde e Sartre era un imperativo, ma una giovane donna di 36 anni, un’età cui si attribuiscono smanie e mete diverse da un libro di filosofia: Mia Hansen-Løve, a 17 anni interprete di film del regista francese OlivierAssayas, poi sua moglie, dice: «Non potrei vivere in un luogo privo di libri, nell’appartamento in cui sono cresciuta il lusso era costituito dalla biblioteca».

Riguardo agli attuali e futuri superpoteri dell’elettronica, è curioso che L’avenir mostri solo un paio di cellulari, che per di più funzionano male, e altrattanti pc solitari, per il resto si scrive ancora con la penna come se il pensiero la contagiasse meglio: e il bello è che non pare archeologia ma piacevole (o forse radica) chiccheria.




Mia e Isabella insieme, due generazioni lontane, raffinate, ironiche, feroci, riescono a dare un ritratto autentico di cosa significhi per una donna oltrepassare la mezza età, il perdere improvvisamente la costruzione di carte e carta della propria vita, la nebbia che l’aspetta. Nathalie si giudica e si rispetta, dice al giovanotto Fabien, «dopo i 40 anni una donna sa che la sbatteranno via. I vecchi non mi piacciono, i giovani neppure». E allo sconosciuto che l’abborda in un cinema (danno Copia conforme di Kiarostami ), dice: «Ma mi ha guardato?».

Huppert sta vivendo impavida, come dorma e come attrice, la fragilità della bellezza che si infrange impercettibilmente, giorno per giorno: Nathalie corre, corre sempre, come se chiedesse al corpo ancara adolescente di trattenere la giovinezza, è bellissima a tratti, quando assapora la libertà e le potenzialità della solitudine, a tratti è sfigurata dalle lacrime, dalla voragine del futuro: eppure quando dall’autobus scorge casualmente l’ex marito con la nuova compagna, il pianto si trasforma in riso; l’avvenire è davanti a lei, illeggibile, ma carico di cose che verranno.”"


La Repubblica – 19 aprile 2017

1 lug 2017

 Blog in Pausa

Ci vediamo a Settembre, Luglio ed agosto in cerca di mare, non conosco la Grecia e il progetto è una casa sulla battigia, dove leggere,  lontano da tutti a godere di albe e tramonti.
Settembre dedicata a Palermo dove manco da più di un anno, e mi manca tanto.
Vi auguro una estate felice, come sarà la mia che pretendo con tutta me stessa.