14 giu 2017

ESSENZA DELLO STILE


Non ho mai posseduto un paio di pantofole. e se bisogna comprarle bisogna sapere come si desiderano, anzi si sognano.Io non ne ho mai trovato un paio in cui possa infilare i piedi con piacere, poichè è proprio il concetto di pantofola che per me elimina il pensiero del piacere!
Così, continuo ad avere il sogno e non le pantofole.
Questo discorso si può applicare a tutto, proprio tutto!
Ho scritto altre volte che ogni unione, azienda, attività, è la realizzazione di un sogno. Io credo e vivo nel sogno.
Credo che ognuno di noi viva solo attraverso i suoi sogni e la sua immaginazione.
Poi c'è l'uomo "semplice e concreto" che non accetta questo concetto, ma chiama i suoi sogni progetti, programmi...
Ed è in questo guardare con normalità la scelta di non aver pantofole e la consapevolezza della semplice diversità la vera ESSENZA DELLO STILE, cioè la fedeltà caparbia all'immagine di noi stessi che ci siamo creata.
Queste parole hanno molto più valore oggi che nei 30/40 anni in cui ho perseguito lo stile, su cui era basato il mio lavoro, e, dalla minigonna alla coesistenza di questa con ogni tipo di abbigliamento, coincidono con un periodo di grandi mutamenti, e così le immagini di tutto questo periodo mi servono per sottolineare il passaggio dalla moda allo "stile".
Mi sono resa conto come le foto degli anni 60 e 70, non si riescono a distinguere da quelle attuali.
Così, i sogni, l'arte, la musica, la poesia, le foto migliori hanno una modernità perenne.
Così come certi abiti e certi tipi di bellezza.
Dalla rivoluzione della giovinezza accompagnata dalle note dei Beatles, ad oggi, abbiamo assistito ad una parata di stili e tipi femminili, mai visti in un periodo equivalente del passato.
La donna bambina, la zingara, la figlia dei fiori, la moongirl e la neoprimitiva, , la vamp e l'androgina, la cowgirl e l'odalisca, la squaw, la geisha, la superwoman e la trovatella, la minimalista e la barocca, l'uniforme militare e la crinolina, la plastica e il naturale, l'opulenza e il poverismo, il glamour e l'antiglamour.
E tutto questo moltiplicato all'infinito come un autoalimentarsi.

4 commenti:

  1. Mi sarebbe piaciuto se fosse stato più essenziale e non avessi carpito la confessione della borsa dell'acqua calda ed il desiderio di raccontare un passato che viene a galla con l'amarezza spontanea: quella che non si dimentica più:
    "scappato con una di vent'anni..."
    Ciao,
    Marco.

    RispondiElimina
  2. Quella della borsa non era una confessione hahaha, ma la mia copertina di linus, nessuna amarezza ma una felice consapevolezza....
    dimentichi la libertà?
    scappato non è stato termine mio, ma un verbo che si è formato per tue sensazioni....
    Ciao
    La strega stregolata ;-))

    RispondiElimina
  3. Nessuna lezione, caro Gus, ma le mie manie di una donna fuori tempo...
    Giorni fa ho comprato della Ravera "il terzo tempo" e sono solita inserire subito il mio ex libris, e qui ho aggiunto di Gingi, fuori tempo massimo 2017. Ciao Gus

    RispondiElimina