26 nov 2018

L'autunno è finito.
Questo è un periodo che ho sempre temuto.
L'estate viene sepolta in modo triste con i giorni di luce breve, il cielo grigio e l'umidità che inonda le ossa.
Mi arrendo al fascino delle foglie morte e della pioggia. Io "chiocciola", se posso dirlo! Guardo l'acqua cadere da dietro i vetri,  e sogno di mettermi gli stivali e camminare nella foresta..
Ovviamente non faccio nulla, la pioggia mi ricorda amorevoli versi, e mi bagna ugualmente!
Oggi avevo tre luoghi da vedere, ma ho disdetto, ho perso gli entusiasmi, quanto lontana da quella signora che raccoglieva il nuovo a piene mani facendolo suo.
Ieri ho disegnato dei mandala, trovo che il colore e la ripetitività degli spazi, sono una forma di serena concentrazione che però non esclude il volo del pensiero, che è rivolto, in senso lato, al passato, che mi piace tantissimo, adesso più del misterioso futuro.
Ho anche riesumato i miei pastelli, i miei inchiostri, i miei dipinti e i miei pennelli. ho iniziato ritratti immaginari , timidi, seducenti, confidenti, eleganti, ecc. Disegnare è un'attività che si adatta bene al grigiore.
E poi ... trovo il mio blog. Stava prendendo polvere, è pericoloso, dovevo agire!


16 nov 2018

Il piacere di pensare

In giro per blog leggo fiumi di parole e lunghissime disquisizioni su scrittura, poesia e il il web, il fine e i perché, ma anche l’utilità dell’inutilità di questa grande piazza aperta a tutti. Quando iniziai, soprattutto per curiosità e gioco, ignara di tutto, dei social e della navigazione, non scrivevo da decenni.
Il bisogno di scrittura era legato ai tempi dell’adolescenza, quando, sorpresa e stupita provavo emozioni e sentimenti nuovi, quando una poesia mi coinvolgeva a tal punto da far scaturire il desiderio di emulazione o quando le mie rabbie e ribellioni trovavano sfogo nella penna.
Dopo gli anni delle superiori e universitari anche se confortati dalle lodi, la mia scelta si allontanò dal campo letterario e mi tuffai a capofitto nel lavoro, ma non demordevo dalle lunghe letture notturne. Leggevo e leggo di tutto ma sono convinta che per scrivere, per scrivere bene intendo, ci debba essere una forte motivazione interiore, un interesse, un desiderio, un ideale, allora come in un raptus,  di getto e in maniera fluida si scrivono verità profonde, anche se non si riesce a trasmettere l’idea nata e sfuggita in un lampo.
Nei primi tempi scrivevo con entusiasmo, ora rileggo vecchi post e stupisco di me stessa, mi piace cosa scrivevo e non mi riconosco.
Rimane la lettura il mio interesse ma in questo grande mare non trovo nulla o quasi, leggo e rileggo dei post osannati, nella speranza di provare il piacere dichiarato da altri.
Il web non è stato buono con me, oggi ho attivato la moderazione, sono così sola e defilata,  ma solitudine, come scrissi tempo fa non vuol dire isolamento, e anche se commento poco, se non scrivo quasi più , perché sono ancora ingombrante?
 Una frase non mia ho davanti agli occhi:
"commentare con lucidità e essere crocefisso sull'altare del ridicolo condiviso con altri”. 
E il male ritorna al pensiero del ludibrio a cui fui esposta.
C’è un gigante della scrittura nel web, un blogger con il dono dell’armonia della bellezza, capace di una logica discorsiva stringente, e come tutti i geni, si fa perdonare la follia di spezzare, assemblare, modificare per poi ricomporre brani che in simbiosi con immagini e musica non ci si stanca mai di rileggere e scoprirne nuove pieghe.
Io godo ancora della sua lettura, e voi che arrivate da me, come segugi, sappiate che nulla dovete temere, io non sono brava a scrivere,non sono stimata ne tanto meno una pericolosa rivale.

E comunque grazie delle visite e delle mail, vuol dire che la mia attenzione è ben riposta.

STREGHE

Streghe, era così il titolo di un libro della Gruber del 2008.
Non credo di avere molto in comune con la Strega Gruber, lei austriaca nell’anima, dura e decisa avvolta da femminilità dolce e gelida, io Strega Gingi araba e normanna, dolcemente pigra sempre persa dietro la bellezza, per nulla concreta, avevo raggiunto i miei traguardi con passione ed amore.Poi un uomo me li rubò.
Libere di decidere del proprio corpo, capaci di mantenersi, brave ad amare ma anche a stare da sole.
Così sono o vorrebbero essere le donne d’oggi. 
Le loro simili nel cinquecento venivano bruciate come streghe.
E trent’anni fa hanno invaso le piazze d’Italia proprio al grido “le streghe sono tornate” reclamando parità, divorzio aborto.
Oggi i roghi sono spenti e sono sfumati i riti dei cortei, ma ci sono ancora diritti da chiedere e non si è smosso quasi nulla nella mentalità del “maschio potere”, per cui una ragazza si stupra ed una donna matura si violenta psicologicamente, usando mezzi prepotenti ed illegali, e subiscono quella complicità maschile che le sciocche donne non posseggono nel loro DNA.
La strega a me più simpatica è l'ultima in ordine di tempo, Barbara Zdunk mandata al rogo nel 1811.
Barbara era polacca ed aveva quarantadue anni quando il suo villaggio fu devastato da un incendio gigantesco e fu accusata di aver causato il disastro oltre che, come migliaia di donne prima di lei, di essere posseduta dal demonio ed di avere oscuri e maligni poteri.
Oggi non interessa sapere se fu giustiziata per stregoneria o perché incendiaria, ma mi incuriosisce il suo stato civile: single e con un fidanzato molto più giovane.
Una strega moderna o una strega senza tempo?
Nel XVI secolo la caccia alle streghe fece circa 50.000 vittime , quelle ufficiali, ma probabilmente sono molte più del doppio, dato che gli atti dei processi finivano sul rogo, insieme alle condannate.
Uno dei grandi eccidi silenziosi della storia, una persecuzione dalla forte dimensione sessuale.
Secondo gli inquisitori le streghe avevano il potere di ammaliare gli uomini, di renderli pazzi d'amore o , al contrario, impotenti.
Erano sospettate di preparare pozioni magiche per abortire, di conoscere elisir per evitare gravidanze, e di fornire in gran segreto erbe contraccettive.
Le streghe di adesso che ce l'hanno fatta, da Rita Levi Montalcino a Rossana Rossanda o alla Litizzetto hanno storie di personali emancipazioni, sfide, lacrime, sacrifici e trionfi e di contro ci sono gli uomini che fanno da contrappunto con il timbro profondo del potere.
Chi sono le streghe di oggi, come si riconoscono?
Sono le donne indipendenti, che amano stare da sole che non chiedono e se frequentano lo fanno fra loro single e libere, insomma sono molte metropolitane di oggi.
Io mi sento una vera strega, capace di stare da sola e senza frequentare per mesi interi, libera nei pensieri nella mente, al di fuori da qualsiasi bisogno, anche materiale, e quando la mia libertà grida al mondo il suo esistere, parto, vado, vado lontano, non dai figli, non da parenti, ma attirata dal non conosciuto.
Alla strega Gingi è successo un fatto unico, per paura che lei incarni la donna libera, capace di decidere del proprio corpo, e di vivere senza bisogno di un uomo accanto? Fino al XIX secolo è stata la brutale eliminazione fisica a ricordare chi sono i padroni.
Oggi, ci sono altri metodi. Si fanno le ordinanze di sgombro ad una privata senza che ci siano sismi, frane o alluvioni.
E quelle donne che sono al potere, ad amministrare e deliberare, non hanno nessuna santa indignazione nel costatare violenze e soprusi ?
Sono la strega eccomi qua
mi hanno bruciata tanti anni fa
mi hanno bruciata i preti di allora
perché volevo decider da sola

Donne incontriamoci, insieme possiamo
cambiare la vita se ci organizziamo
i nostri problemi non son personali
ma sono tutti problemi sociali.

Anche adesso mi hanno bruciato, insieme alle mie cose... anche adesso chi sa che questa Strega, non ha fatto mai male, e mai ne farà ad alcuno, (scusandosi se inconsapevolmente è successo) chi conosce la sua indole, e sussurra in privato che non ha mai sbagliato nulla, infierisce pubblicamente... imputando ad altri questo infame modo di stare in rete.





15 nov 2018

Quelli che restano

Sono rientrata ieri sera e ho portato in questo luogo pietroso e freddo l’odore del mare di Catania, e negli occhi la luce dolce dell’imbrunire. Giorni come solo “quella Catania” sa avere, e appare un inebriante autunno che adesso mi piace al pari dell’estate.
Sto per ritornare nei luoghi dei tempi felici e rinasce l’entusiasmo, o forse no, solo un nuovo sogno. Il progetto di visionare una casa andava a braccetto con un appuntamento a seguito di una TAC fatta qualche giorno prima.
Ma avevo voglia di me e di gente di allora, e allora? niente policlinico.
Lui collaborava con me, elegantissimo, distinto, filiforme classe ed eleganza comportamentale da vendere, anche lei apparteneva a gruppo di indossatrici che preferivo e chiamavo spesso; gente nata bene… siamo andati su, in campagna, il vecchio frantoio diventato una dimora elegante e con tanto profumo di storie di famiglia, la pasta fatta con la ricotta e con le erbette appena raccolte, le analisi sociali scaturite da ricordi e frequentazioni di un tempo, parole…battute e così passano le ore e le stagioni e in questa riposante dolcezza si consuma piano piano la vita.
Ora sono qui, niente panorami di mare, nessun caldo autunno ma freddo invernale, apro la pianta della casa, qui metterò il mio tavolo, quella scrivania dell’800 del mio bisnonno, i cui cassetti, quando ero bambina, erano pieni di oggetti misteriosi, là metterò una delle librerie e sento già che dalle finestre spalancate arriverà l’aria di mare e dalla terrazza aspetterò alla luce della Luna di vedere il profilo dell’Etna.
E mentre scrivo realizzo che fra tutti i ricordi di questi giorni, negli odori del mercato, nel passo attento su quei marciapiedi mille volte calpestati, nello sguardo ai balconi della mia ultima sigaretta notturna, non vi era null'altro che una presenza virtuale.

E stamani è arrivato il video, "per te, per noi, con affetto"


2 nov 2018

Vivere le parole, per un vocabolario dell'esistenza.

Descrizione

La parola esce dall'uomo e lo penetra, lo dilata e ne spalanca gli orizzonti. Chi si sforza di abitare le parole si mette sulle tracce del mistero, lo afferra pur senza possederlo e, senza saperlo, invita altri a fare altrettanto

«Le parole non sono neutre, né lasciano mai le cose come stanno. Vivere le parole significa superare sospetti, paure e chiusure per assumere il coraggio liberante dell'incontro» - dalla Prefazione di papa Francesco

Le parole non sono inerti e passivi strumenti nelle nostre mani. Le parole hanno un'anima e vogliono essere comprese, non solo pronunciate e usate, ma vissute nel cuore, abitate. In tempi di iper-informazione, ma di cocente incomunicabilità fra le persone, urge il bisogno di penetrare e vivere più a fondo le parole, nella consapevolezza che ne stiamo perdendo il senso profondo, abituati come siamo a banalizzarle, ripeterle, ridurle, fino a scarnificarle, cioè svuotarle di concretezza, di approdo al reale, di legame con la carne e con la vita. È così che riduciamo le parole, e con esse i sentimenti, scoprendo d'improvviso di avere "anime afone", non certo prive d'istruzione, ma inconsapevoli della complessità del quotidiano. Ecco allora un ricco repertorio di 101 "parole scelte" che rivisita il lessico di ogni uomo e donna di buona volontà: destino, ragione, sentimento, limite, tempo, libertà, coerenza, gratuità, reciprocità, perdono, ascolto. La società contadina sapeva "nominare" attrezzi, alberi, piante; la nostra invece fa fatica a conservare il senso delle parole, riducendole sempre più spesso a suoni. La parola esce dall'uomo e lo penetra, lo dilata e ne spalanca gli orizzonti. Chi si sforza di abitare le parole si mette sulle tracce del mistero, lo afferra pur senza possederlo e, senza saperlo, invita altri a fare altrettanto. È una fatica ripagata, alla quale si è invitati in queste pagine.

I libri letti e quelli in programma in questo ultimo scorcio di vita sono diventati una pila infinita.La casa che è una priorità, i miei lavoretti manuali, le frequentazioni tutto vacuo e non necessario per il vero benessere ritrovato in un luogo magico, dove il mito e la leggenda ci parlano del tempio delle Sirene.

Dei fuggevoli incontri e poche parole durante il pane quotidiano, il parlare con chi non mostra scelte di vita con l'abito e quindi l'indipendenza da qualsiasi pregiudizio, e un dialogare obbiettivo libero da credi.
Scoprii durante l'ultimo pasto insieme il gesuita e lo scrittore, mi porse un salmo e il titolo di un libro non suo, lo scrittore è conosciutissimo in america, non è per  soli credenti, ma insegna ad essere attenti ed a scoprire e vedere il divino nelle cose e negli uomini
E mentre sta piovendo talmente tanto da non vedere i palazzi di fronte, si fa viva nella mente una lettura recente, che consiglio a tutti, insegnanti, politici amministratori, imprenditori e comuni casalinghe e povere pensionate come me.