25 giu 2017

TOUR OPERATOR
A chi mi domanda quando rispondo nella tarda primavera o all'inizio dell'autunno: l'inverno pur mite da queste parti potrebbe riservare agli italiani del nord "freddi domestici" impensabili. Le abitazioni in Sicilia sono poco riscaldate da sempre e comunque il benessere dei termosifoni nordici qui è quasi sconosciuto.
A chi mi domanda dove ....non so cosa rispondere,nel senso che questo è un vero e proprio continente pieno di sfaccettature molto diverse fra loro; nessun viaggio di una settimana o due può completare l'idea vera della Sicilia. Si deve scegliere per forza e ipotizzare semmai altri viaggi in altre zone dell'isola in momenti successivi.
Posso in un momento di follia riassuntiva indicare un certo numero di luoghi anche molto distanti fra loro ma che io ritengo IRRINUNCIABILI:
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- Lo stretto di Messina visto dall'alto della cresta dei Peloritani e la spiaggia di Mortelle sulla costa tirrenica a pochi chilometri dall'imboccatura dello stretto. La lunga ferita azzurra che ci rende isola si snoda davanti agli occhi: poco meno di tre chilometri bastano a fare di un luogo un continente a parte. La Sicilia scivola di fianco lungo i fianchi tondi e burrosi di una Calabria che è Sud pieno e dimenticato: una sala d’attesa infinita come il tempo necessario talvolta ad attraversare lo stretto. Mi sono sempre domandato se cè soluzione di continuità fra le due sorelle: c’è e lo senti nell’aria. Quella d’Aspromonte è antica e lontana, l’altra diluisce i pensieri nell’eventualità di un incontro finale. Messina è sparsa e bassa, porta i segni architettonici del grande scuotimento del 1908, le strade tranne quella che costeggia il mare, sono arrotalate nel poco spazio che i Peloritani concedono alla città. Il mare è ovunque, grida ovunque ti dice di lui e del suo mezzo per essere arrivato lì; non puoi fare a meno di pensare al fato che adesso sei custodito dal suo abbraccio perché sei sbarcato su un isola. Quando Sali in alto sopra la città, magari verso sera mentre tutte le luci delle due coste si accendono, comprendi in un attimo dove si è annidata la storia e la seduzione di questa terra: davanti oltre l’abisso blu delle acque sta la rocca di Scilla come un custode severo della bellezza crudele dei luoghi. Se giri lo sguardo di lato la mole immensa dell’Etna riempie tutto lo spazio, sovrana del cielo e dell’immaginazione. La Sicilia è terra radicale e la febbre inizia quasi subito…il tempo di dirigersi verso Taormina.
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Uscendo da Messina la costa sembra un lungo rettilineo che si allontana a ventaglio dalla costa calabra: la meta turistica più famosa della Sicilia appare quasi subito in lontananza distesa mollememte su una serie di dossi collinari.
Taormina nei periodi estivi andrebbe senz'altro evitata! La cittadina fa parte di quel tipo di mete particolari che devono il loro fascino all'atmosfera con cui sono nate alla notorietà: la fine dell'ottocento e il primo novecento denso di stimoli culturali mitteleuropei.
Taormina è stata creata dal turismo di elite tedesco e inglese di quel periodo, da visitatori consci e stupiti dell'immenso patrimonio paesaggistico che si presentava ai loro occhi e che vi si persero dentro.
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I bar e i locali famosi che fino agli inizi degli anni 60 fecero la storia e l'educazione sentimentale di gran parte dei catanesi e delle signore capitate per caso in corso Umberto non hanno alcun senso senza l'abbraccio malizioso dello spazio attorno a te che solo può regalarti uno sguardo, un accavallarsi di gambe o un seno intravisto nell'atto di sorbire un gelato.  Solo in certe mattine rigide e luminose di inverno lasciando scorrere gli occhi e la mente dal mare azzurrissimo al candore della cima innevata dell'Etna, puoi rientrare in quella dimensione di stupore e magia che questo luogo ha conservato. Solo così puoi pensare: resto per capire e morire.

Mi rendo conto che la presenza incombente dello Ionio diventa magnetica appena si scendono i tornanti che lasciano Taormina alle spalle; io però vorrei consigliarvi di non lanciarvi subito all’assalto del litorale che scende verso Catania ma di usare un tinerario diverso che, percorrendo la valle del fiume Alcantara, attraversata la cittadina di Francavilla di Sicilia, dopo il bivio per Moio Alcantara, si arrampica ai 1195 metri di Portella Mandrazzi. Prima di arrivare al valico lungo la strada si incontrano le gole dell’Alcantara:una specie di scherzo della natura che l’acqua del fiume ha prodotto scavando nel tempo il suo percorso attraverso il basalto lavico del territorio.
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E’ uno spettacolo unico il cui fascino è impossibile da descrivere, io qui posso mettere solo alcune foto ma la sensazione è quella di camminare dentro un palcoscenico preistorico.
Dalle gole in poi la strada comincia a salire prima e scendere poi fra i boschi sino a Novara di Sicilia dominata dalla rocca granitica dei Salvatesta.
Il panorama sia verso la mole dell’Etna che verso la costa tirrenica con le Eolie sullo sfondo è mozzafiato.
Il paese è ormai quasi disabitato ma è lindo con un aria profumata e molto verde attorno. Vi si mangia bene e in grandi dosi con spese che non superano i 30 euro a persona ( ammesso che riusciate a calarvi TUTTO quello che vi portano in tavola) I monti che si vedono oltre il vallone della fiumara del torrente S. Andrea sono i primi contrafforti dei Nebrodi e il mare davanti a circa 20 Km in line a d’aria è il Tirreno punteggiato dalle cime delle Eolie che si vedono praticamente tutte da Alicudi a Stromboli.
D’estate in agosto durante la festa del patrono si gareggia per le strette strade del paese facendo ruzzolare le forme tonde e dure del formaggio tipico del posto, il maiorchino: una cosa da ragazzi mai cresciuti…ogni tanticchia qualche forma si perde o si rumpi o si la futti qualcuno. Ritornando poi nel tardo pomeriggio verso Francavilla la visione dell’Etna fin dal basso è spettacolare: quel vulcano va assaporato prima di scalarlo, bisogna conoscerne e sentirne l’enorme potenza con cui domina più di mezza Sicilia come una sentinella divina a controllare il nostro umano formicolare quaggiù.
Con temperature medie oscillanti ta i 29 e i 35 gradi evitare di parlare del mare in Sicilia sembra un affronto: vorrei nonostante tutto provarci e ancora una volta vi invito a lascirvi alle spalle lo scintillio azzurro dell Ionio e affrontare un altro itinerario, una strada che sale in alto verso un’isola segreta e poco oleografica.
Costeggiata L’Etna sul fianco sud dopo il valico di passo Zingaro (circa 700mt)si arriva a Bronte, il paese del pistacchio migliore d’Europa e il luogo della prima ferita risorgimentale, i famosi Fatti di Bronte
con Nino Bixio deciso a chiarire cosa e come la nuova Italia aveva deciso di investire sul meridione. Vi invito a informarvi e poi a venire da queste parti per guardare in faccia realtà meno comode…
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Da Bronte si scende lungo la valle sottostante, quella percorsa dal Simeto che cerca il mare lontano nella piana. Siete a circa 750 metri di altezza ma la strada salirà ancora e a lungo: i Nebrodi scorrono sulla vostra destra e per visitarli dovete raggiungere Cesarò (1150mt); la statale 189 da lì in poi si snoda fra boschi e panorami incantevoli fino al valico di Portella Femmina morta (1589mt) e continua poi verso la costa del Tirreno e S. Fratello.
La zona circostante la portella per decine di chilometri quadrati è il territorio ideale per trekking in quota e sci alpinismo ( avete letto bene), osservazione di fauna (sono tornati i grifoni) e flora.
E’ la Sicilia della montagna



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delle grandi faggete e dei silenzi rotti solo dal grido della poiana o dell’aquila che nidifica sulle rocche del Crasto sopra il paese di Alcara li Fusi; è la Sicilia della fatica, dei grandi freddi. Dei porcini e della sasizza, della ricotta e di un tempo diverso che occhieggia il mare lontano come un amante offesa…basta ridiscendere in 40 minuti verso S. Agata di Militello e il Tirreno vi farà dimenticare in fretta il piccolo occhio cinestrino del Biviere di Cesarò a 1350 mt slm perduto in mezzo ai boschi di Scavioli e Mangalaviti.


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Ma il biviere esiste e vi attende dopo cica 2 ore di trekking medio partendo da Femmina morta, se ne avete la curiosità e le gambe, potete ammirare l’unico lago montano naturale della Sicilia. Se poi per caso siete dotati di muscoli carta e bussola altre tre ore e sarete a Floresta , 1250 mt, il comune più alto dell’isola. Il problema semmai è tornare alla Portella ( a meno che un amico con la macchina non venga a prendervi alla fine della traversata.
Il fuoristrada? Si può fare ma ci vuole il mezzo giusto e il pilota giusto, dentro il bosco di Mangalaviti un guasto o qualsiasi minchiata che non vi permetta di proseguire significa lasciare il fuoristrada come un totem in mezzo alla natura e tornare dopo (forse) con un trattore e un meccanico. Comunque scordatevi il tardo autunno o l’inverno, in quel caso serve la slitta da neve con i cani-
 Nel paesaggio siciliano c'è una presenza ineludibile, uno di quei luoghi che hanno quasi una pregnanza fisica "individuale", un luogo che ti obbliga a confrontarti con esso quasi fosse un interlocutore umano: l'Etna. 
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