18 giu 2017

L'approdo

Il giorno s’incammina, la luce che non abbaglia si appoggia come carezza al mio corpo.
Il ceruleo del mare, la vista di terre senza colore che abbracciano il cielo..
Le luci del porto, del grande porto, sono uguali a queste, mentre una nave arriva lentamente qui un pescatore rientra, e una voce lontana dice che lo sguardo si posa sulle stesse visioni..
Il bolo fumante ha bisogno di entrambe le mani, scotta, ma è ancora piacere tatto, vista, cuore e la voce di un inganno voluto?
Ogni stanza porta alla visione, e da qui ricordi di voci, profumo di gelsomino, l’impronta di una luna, troppo grande per stare a guardarla da sola, il pericolo di dire e l’incoscienza, del non capire l’importanza che le parole scalpellano nell’animo di chi le accoglie e subisce un dolce solco mai più ricolmo.
Il foglio è qui, sembra ieri….
“in vita mia ho scritto versi di quattro stagioni
Inverno fu la prima
E dello scrivere nemico
Venne dunque l’estate,….
E per la primavera un semplice e celeste quadernetto,
cieli celesti suo poverissimo titolo.
L’autunno ahimè io non l’ho scritto, perché,
come per tutta la poesia grande, esso è l’implicito,
sta dietro assai a tutti quanti i miei versi,
nella mia vita vana.

ogni proposito si può trasgredire, il dictat delle mie priorità è la libertà di cambiare.
Proseguirò in serata, i ritorni di post.

2 commenti:

  1. Ciao cara Gingi, vengo volentieri a leggere i tuoi post, che siano "ritorni" o meno.
    Un grande abbraccio e buona domenica
    Susanna

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    1. Susanna in genere quando dedico un po' di tempo a navigare fra blog, no mi fermo mai agli ultimi post soltanto, mi piace andare indietro e spesso scopro perle che avevo perso o rileggo cose gradevoli e dimenticate. Un abbraccio

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