28 ago 2017

L'energia di quella generazione

L'energia di quella generazione....quella madre, quelle zie e le loro coetanee.
A volte ci si accorge di un disagio nelle frequentazoni, di un distacco che non è razionale ma mentale, e anche se le esperienze dei tuoi sono casualmente diverse da quelle di quasi tutte le altre donne vi è sempre una energia ed una sostanza in loro che adesso non ritrovo più.
Così come sempre la mia inquietitudine mi porta lontano da casa, con molta selettività scelgo amicizie e frequentazioni, e la mia insoddisfazione aumenta...non sento la sostana delle cose, non sento la libertà mentale dal bisogno, anche chi intellettualmente ha autostima di se, è bloccato da uno snobbismo sociale a senso alternato, c'è chi snobba il lusso della bella qualità della vita e delle cose, pur non riuscendo a contare la quantità degli zeri del proprio conto in banca, o chi dichiara, pur nelle sostanziali ristrettezze,che non può fare a meno dell'estetista, parrucchiere, della borsa firmata o di un caffè all'Harris Bar (un caffè ed un te dopo cena € 40).
Donne deliziose che per gioco si riempiono la casa di pezze cinesi e di chincaglierie di gozziniana memoria "le cose belle di pessimo gusto", donne che misurano frequentazioni o l'altro sesso solo per quello che ha e non per quello che è, donne sostanzialmente fragili ed ladre di quei difetti che lamentavano agli uomini.Cosa si festeggia oggi? serve per ricordare chi siamo? o chi eravamo?
Mi ero sempre domandata che cos’avessero di speciale mia mamma, mia zia, le loro coetanee. Perché potessero avere inesauribili riserve di energie, da chi avessero imparato a fare un po’di tutto, da dove traessero il loro spirito indomito, la loro ingegnosità, la capacità di prendere in mano le redini di ogni situazione senza incertezze.Ora lo so.
 Avevo appena finito di leggere l’ultima, bella intervista alla giornalista e scrittrice Miriam Mafai su un vecchio Elle e mi ero accorta di non avere nessuno dei suoi libri. Comprai allora “Pane nero” , la storia delle Italiane tra il 1940 e il 1945. E lì imparai quello che sui libri di scuola non c’è. Perché fu proprio durante la guerra, con gli uomini al fronte, che le donne, educate dalla propaganda e dalla tradizione a essere “semplici, sobrie, affettuose, modeste”, si trovarono, loro malgrado, capofamiglia. A gestire da sole la vita e la sopravvivenza di anziani, malati, bambini e clandestini. A godere di una libertà mai conosciuta. Molte di loro riempirono le fabbriche. Per tutte si aprì l’era della ricerca affannosa di cibo e delle scelte più difficili: restare o fuggire, come fuggire, di chi fidarsi, che cosa portare con sè, come mettere al riparo i cari, i beni.Concrete e determinate, per cinque lunghi anni di fame, caos e distruzione, avrebbero inventato ricette con poco più che niente, rivoltato cappotti e ingrassato scarpe. E lavorato, scioperato, barattato, organizzato, cucinato, curato, combattuto, sparato. C’è la storia di Zita, con il fratello partigiano e il fidanzato repubblichino, e quella di Gisella, l’altoborghese che fa la spola tra i rifugiati in Svizzera per raccogliere fondi per la Resistenza, viene arrestata due volte e per quaranta giorni, nell’Italia dove le donne non hanno ancora diritto al voto, si ritrova ministro della Libera Repubblica della Val d’Ossola. C’è Lucia, che guida i tram nella Milano bombardata e ci sono le mamme che insieme organizzano, a mani nude, con coraggio e intelligenza, gli assalti ai depositi di sale, pasta, zucchero, carbone.Come racconta, senza retorica, Miriam Mafai, furono loro le uniche vincitrici di una guerra disperata. Perché, in quella parentesi di trasgressione rappresentata dalla ennesima guerra disperata. Perché, in quella parentesi di trasgressione rappresentata dalla emergenza, presero in mano, per la prima volta, in modo drammatico, il loro destino. E capirono che potevano decidere da sole: senza la tutela di padri, mariti, fidanzati.Con il ritorno alla normalità, l’orizzonte si richiude. Alla sfilata del 1° maggio del 1945, quella in cui in tutta Italia si celebrarono insieme Lavoro e Liberazione, molti partigiani non vollero le donne in corteo. Quelle stesse ragazze che, uniche ad avere il permesso di circolare in bicicletta, con il ruolo cruciale di staffette avevano permesso alla Resistenza di tessere i contatti e condividere strategie, furono allontanate. Questione di decoro: non stava bene che le donne sfilassero tra gli uomini.L’Italia della ricostruzione si riscopre subito tradizionalista e bacchettona. I reduci sono tornati, il lavoro, nelle fabbriche e negli uffici, va restituito a loro, e i giornali riprendono a consigliare: “siate miti, siate dolci, siate sottomesse”. Ma qualcosa si era mosso. Il 2 giugno del 1946 le donne italiane avrebbero votato per la prima volta. (Santini)
 Era l’altro ieri, era solo l’inizio, erano le mamme di noi che siamo mamme oggi, le nonne di chi è più giovane. E io ora finalmente so da dove vengono l’energia, l’inventiva, l’ottimismo, di mia mamma, di mia zia e delle loro coetanee.

25 commenti:

  1. Questo è il vero significato dell'otto marzo, ieri ho incontrato troppe donne con in testa esclusivamente l'uscita a cena con le amiche e i "California dream mens" di turno. Naturalmente ognuno festeggia come vuole ma se si vuole continuare il lavoro, e ce ne da fare, delle nostre madri non si deve dimenticare il passato.
    Ottimo articolo, ciao Romualdo.

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    1. Grazie Romualdo, purtroppo oggi i valori ed i significati si sono persi e la non memoria di poche donne non aiuta. Io non credo ci sia da festeggiare, e non mi sono mai mescolata ad affrancamenti di secoli di ingiustizie, davanti ad una pizza o a maschietti in mostra di turno. Prima di aver deciso che "io non appartengo più" ero solita passare l'8 marzo in compagnia dei mariti delle amiche, lasciati soli per una senso di libertà o voglia di trasgressione inesistente.
      Un sorriso

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  2. Cara Gingi, ne abbiamo parlato tanto ieri della donna, purtroppo continuano a macchiare sempre il suo nome con il sangue. Dobbiamo riflettere e dire con fermezza! Basta!
    Gridare che la donna di oggi, ieri e quelle di un tempo hanno fatto la storia.
    Buona domenica cara amica.
    Tomaso

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    1. Il basta è da gridare forte, ma non appartiene ad degrado sociale a cui stiamo assistendo. Appartiene alla mancanza di valori della famiglia, al senso di possesso inculcato nel maschio ignorante che è cresciuto senza un esempio di donna, e senza il vero concetto di famiglia che è la base della società.
      Una buona giornata

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  3. E' proprio quello di cui parlavo con mio marito: che fine hanno fatto quelle donne che durante la guerra hanno fatto di tutto: son state madri, padri, contadine e operaie e son rimaste donne!
    Non so cosa sia successo alle generazione che son venute dopo, so solo che la donna ha perso tutto! Avrà guadagnato qualcosa per carità ma a me sembra che quel "qualcosa" ci sia solo il nulla... e questo è triste!
    Buona domenica e a presto!
    :-)

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    1. E' successo che per una finta emancipazione, hanno preso dagli uomini tutto ciò di cui si erano sempre lamentate, non ultimo il diritto a comportarsi sessualmente alla pari, non tenendo presente che la donna è preposta in natura alla procreazione e non alla riproduzione.
      Volendo somigliare a chi criticavano e lottavano hanno perso di credibilità e direi anche di autostima in una società che non le aiuta.
      Ma sono discorsi lunghi, e fatti da una persona che non ha buone esperienze, ma che non perde di vista il concetto dell'uomo semplice e concreto, capace di festeggiare la sua donna, ma oramai incapace di riconoscerla fra tante femminucce.
      Sembra un discorso duro, ma è solo un discorso che guardandomi intorno mi trova dispiaciuta.
      Un sorriso

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  4. Io sono un nonno e ricordo il tempo in cui avevo poco o nulla pur vivendo in una famiglia agiata.Oggi tutti vogliono tutto,spesso senza meritarlo o poterselo permettere e l'aspetto triste della società del consumo,ma non demonizziamo il benessere.
    Felice settimana,fulvio

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    1. Che la società vada avanti, che si insegua un miglioramento di cui fa parte anche il consumo, non è un male di per se, il male è che il nuovo ed il moderno non deve sostituire i valori, l'educazione, la cultura, il rispetto, ma deve affiancarli.
      ho lasciato da te un commento, era un post che lo richiedeva, complimenti

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  5. E che piacere che in questo 8 marzo abbiano premiato Viola, la prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore con il proprio violentatore... Che piacere e, da siciliano, quanto orgoglio mi ha trasmesso questa cosa!

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    1. Gio, sono molte le cose che possono inorgoglire noi Siciliani, e guardandoci attorno molti di noi meritano rispetto stima ed orgoglio di appartenenza, purtroppo in evidenza c'è sempre quello che non è motivo di orgoglio. Ma questo non vale solo per la Sicilia, ma in questo momento storico la cosa è globale.

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  6. Le nostre mamme.le nostre nonne si inventavano la vita,giorno dopo giorno.Reduci da due guerre mondiali e da varie e fallimentari incursioni dettate da sogni di grandeur,le famiglie potevano contare spesso sulla sola presenza femminile,come dici molto bene tu.Il riscatto ,con il diritto al voto,la ricostruzione fisica delle distruzioni portate dalle guerre ma anche morale,vede fianco a fianco uomini e donne,queste finalmente con il diritto di pensare ed esprimere le proprie opinioni.Certo non è stato facile,non lo è universalmente ancora oggi.Ma abbiamo energie,idee,sogni e la forza dirompente della creatività.E se siamo stanche di sperare,ci basta ricordare le nostre mamme e nonne,che questo cammino lo hanno già percorso.Un saluto e un sorriso.,

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    1. Chicchina è un piacere leggere un commento che va al nocciolo della questione senza critiche e pervaso da quel sentimento di "rassegnata" speranza, tenuto in vita dalla consapevolezza del nostro passato.
      A presto

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  7. Francescaaaaaaaaaa bella , la fotografa della mia Ibla, un bacione donna meravigliosa.
    Gingi

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  8. Che post hai dedicato alle donne e al loro valore, cara Strega.
    Grazie, un abbraccio.

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Anche tu, con questo bellissimo post che ho letto da Arianna Marangonzin hai dimostrato di aver ereditato l'energia positiva della tua mamma, delle tue zie e nonne

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  11. La sostanza si è persa nel tempo. E' successo che all'appartenenza si è sostituita l'apparenza.
    Bacio Gingi.

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    1. Si Gus, viviamo nel mondo dell'immagine e della parola, niente fatti e niente sostanza.
      Benvenuto

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  12. Cara Gingi, come vedi sono ritornato ora che il malanno alla bocca sembra sia risolto, quel brutto virus che mi aveva infettato la bocca di afte ora è guarito!!!
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Mi fa piacere che adesso stai bene, la tua mancanza si sente e come.
      Un abbraccio
      Ginhi

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  13. Ciao Gingi, la mia strega preferita. Il tuo post mi ha fatto tornare in mente gli sforzi che facevano mia nonna e mia madre per poterci sfamare e come erano tristi quando non riuscivano a portare qualcosa di nuovo a casa. Lavoravano anche loro durante la guerra in un albergo e noi bimbi eravamo custoditi da una zia alla quale eravamo, mio fratello ed io, molto legati. In ogni caso, anche se dopo la fine della guerra molte donne sono state "accantonate" è da quel momento che hanno cominciato a comprendere di non essere fatte solo per stare in casa. Sono però convinto che anche oggi le donne potrebbero tornare a fare quello che hanno fatto le loro antenate, in caso di necessità. Buon proseguimento di settimana.

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    1. Elio Elio.... ti ho detto anni fa che io sono gelosissima... ci sono altre streghe? anche se meno preferite di me io mi arrabbio moltissimo. Tu non sei il mio veneziano francese preferito... hahaha sei l'unico. Un abbraccio e grazie sempre della tua presenza
      Gingi

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