11 giu 2018

La neve, il mare.

Al'alba di una nuova avventura, ho scelto senza possibilità di alternative di eliminare zavorra, l'aria calda e leggera porterà in alto la mia mongolfiera colorata, allegra, e carica dell'essenziale, nulla serve oramai, se non il silenzio della neve e il canto del mare, e mentre cestino, elimino, pulisco capisco che bisogna conservare alcune cose, me lo devo, te lo devo. 

Caltagirone, data indefinita... Seduto ad un tavolino del caffè vicino alla sala espositiva in memoria di Don Luigi Sturzo in assoluta e voluta solitudine. 
La lettera è per te, per me e anche per chi non c’è più pensando che prima o poi non ci saremo più nemmeno noi. La lettera è intera, satura di quel flusso istintivo che ogni tanto mi travolge senza senso né misura.
Qui non è primavera, da questa parte dell’isola sotto il vulcano comincia adesso il periodo più freddo dell’anno. Alla fine di febbraio comincerà a riscaldare ma per ora l’Etna è imbiancata dagli 800 metri in su: poi la neve scenderà più in basso certamente. Mi chiedo oggi se riuscirò a vedere la prossima primavera, se avrò gli occhi giusti per vederla intendo e se uscirò dall’inverno di questa mia parte di vita.
La colpa è dei bilanci mandati in soffitta e non al macero. Distrutti, probabilmente avrebbero fatto meno male ma avrei avuto addosso quelli nuovi che si formano man mano. Non sono poi migliori.
Anelo ad un resto di esistenza silenzioso e minimale, che io riesca a rimettermi in sella è risibile; gli ultimi anni senza scosse, senza luci della ribalta, senza pretese normali di miglioramento…senza amore?
“Arriva tutto a chi sa aspettare” è un detto cretino: arriva tutto comunque, anche quello che non vuoi che arrivi. Così come passa tutto. O quasi. 
L’anno nuovo (si chiama in questo modo) gironzola da un po’ tra le mie cose, non ha nessun aspetto particolare e mi guarda di sfuggita. Mi dà sui nervi ma sto zitto, anzi scrivo e scrivo a te che forse hai una vera amica accanto, una di quelle che non ti chiede nulla ma sa dare. Tra gli umani è un gesto raro, lo sappiamo tutti, ce lo raccontiamo ad ogni piè sospinto, credo che in fondo ci piace così. E’ l’egoismo e l’indifferenza ben vestita la nostra cifra comune come umani. I cani sono diversi. Ma io non voglio cani né altri animali intorno da accudire, non sono capace di accudire nessuno preferisco di gran lunga godere il respiro della natura attraverso gli animali liberi dal nostro desiderio di compagnia.
Amo il canto degli uccellini, stamattina presto c’era un pettirosso che saltellava tra la ringhiera del balcone e un vaso di gerani, una pallina di piume e un suono piccolo e acuto. Mi sono fermato ad osservarlo per molti minuti, immobile perché volevo che lo spettacolo durasse il più a lungo possibile. Incantato ecco cos’ero, fermo e incantato a osservare l’armonia allo stato puro. Poi d’improvviso è volato via, non so perché, non ho ho avvertito nè visto nulla che potesse spaventarlo. Svanito in un secondo e tutto il palcoscenico è rimasto vuoto. E’ cominciata dopo la mia giornata senza che io potessi riprendere il filo buono dell’inizio. Faccio così da troppo tempo: lotto per sopravvivere alla nausea di una esistenza e di un contorno che non è quello che ho dentro, che non voglio. Pare esista solo quello purtroppo, il resto, o almeno una piccola porzione, è scomparso dalle bancarelle della mia vita. Ricordarne l’aspetto è stata finora una consolazione, temo possa divenire un’accidia mentale col passare dei mesi. Arriva tutto a chi sa aspettare. Cucina la tua vita adesso, in questo istante per me: usa gli ingredienti che vuoi. Donati che io ti guardo in silenzio. E mentre ti muovi e scegli ciò che metti nella pentola io percepisco certi tuoi segreti pensieri. Hai fatto molte cose nella vita e le loro tracce sono state stabilite e descritte da te o da altri: precise, indiscutibili? C’è un’altra vita dentro la nostra vita, quella che non raccontiamo a nessuno: sta lì apparentemente facile, per tutti e tutti passano oltre!
Il segreto delle nostre essenze si difende così, senza alcun orpello, l’attenzione ci attraversa, siamo trasparenti, disegni bianco su bianco, non ci vede nessuno. Ci guardano tutti, nessuno sa di noi. Quando ce ne andremo e il segno sarà mutato resterà solo la sorpresa in ritardo, la consapevolezza ormai inutile. 
Non ho scelto un bel nulla sai, ho provato a vivere anche contro i miei istinti.
 Non ci sono mai pienamente riuscito.
 La mia vita è mia, solo mia, così come l’ho avuta.
 Me l’hanno regalata i miei? Non conta.
 E’ mia ugualmente non la devo solo a loro, è il mio filo personale. Il mio sogno, la mia dittatura, ciò che amo o non amo. La mia personale idea di donna e di amore.
Abbiamo ancora un territorio molto vasto da attraversare, forse meno colorato e vario ma vasto e non me lo immaginavo. Parlare così facendo cadere le parole in questo silenzio di neve; sentirle frusciare tra noi pronte a farsi studiare, inquisire. Amare. Capita, non è comune ma capita, e’ un fiore delicato e gentile, come lo specchio di cui parli. faccio di tutto per non romperlo. Più faccio meno funziona.
Le scelte sono di due tipi amica mia: quelle costruite e perseguite con intensità. Volute per analisi o intuito. Restano, lasciano il loro marchio sulla pelle della vita. Poi ci sono le scelte “non scelte” quelle che scorrono subdole, te le trovi tra i piedi magari anni dopo, con tutte le conseguenze del caso. Guarda quanta nebbia abbiamo intorno, le facce spuntano davanti all’improvviso ma ci mancano i contorni, il prima e dopo, il panorama per intero. Questo è quello che ci uccide.
La famiglia…quale? Non certo quella da cui siamo nati, nell’altro secolo, in quell’altra Italia dai ruoli definiti. Quella scordatela. Ci sono le alternative, alcune disgustose, altre molto buone ma ci vuole amore, non quello abusato e scritto. No, ci vuole amore con intuito e pazienza. 
Amore oltre il sesso e con il sesso, tempo, pacatezza. Un sorriso e soprattutto niente soldi in mezzo ai discorsi!
 La cosiddetta necessità economica rovina qualsiasi rapporto, un sole acido che fa appassire il paesaggio. La mia vita dice questo, i miei ultimi 35 anni lo ribadiscono. Noi ci scriviamo e parliamo liberamente perchè non c’è il suono del soldino che rotola a accompagnarci.
Sono coperto dal silenzio. funziona come la neve? Quando, bambino, vivevo in Lombardia mi accorgevo subito al mattino appena sveglio se fuori era caduta la neve: c’era un silenzio speciale. Mi piaceva, mi sentivo coccolato tra le coperte e poi, fuori andando a scuola, giocavo a lasciare orme sulla coltre candida. Ma adesso la pianura è lontanissima e lo sei anche tu: ogni giorno che passa sempre più. Non so dirti come e perchè, c’è una spiegazione per ogni cosa? C’è una lettera per ogni momento? Oppure vi sono momenti senza parole? Mettiti in ascolto, siamo su ellissi distanti ma ci siamo conosciuti. Ho qui i documenti che lo provano, ci siamo conosciuti e ci siamo parlati perchè sentirsi distanti ugualmente? Ieri ho cercato di aprirlo questo silenzio con cose nuove da dire: non ce n’era neanche una! Ho riprovato con quelle vecchie, tutte inutili. Così sono rimasto nel silenzio di neve che mi circonda. Mi sono detto – capirà l’inverno, lo ha provato. Ma se questa terribile stagione dovesse macerare il sogno di comunicazione? Se arrivassero cose nuove me lo scriveresti? Ed io le scriverei? Oggi temo di non essere più in grado di comunicare niente. Dovrei dirti di tutte le cose che non vanno? Assediare la tua mente con facsimili delle storture uguali a certe tue che solo intuisco? Meglio sarebbe raccogliere gli ossi di seppia del passato, delle estati a mare, delle ragazze con la pelle abbronzata e del desiderio di fare l’amore per l’amore…tanto domani sarebbe stata una bellissima giornata. Mi attraversa ogni tanto il ricordo di quel tempo, una stilettata, un’apnea da lasciarti senza fiato. Aiuto! Grido. Aiuto, affogo in tutta questa vita! Lasciatemi marcire nel mio vecchio e accidioso autunno. Non voglio morire, non voglio finire in nessun modo. Datemi un’altra dimensione, un altro mezzo, un altro ballo, un’altra finestra da cui guardarti perchè, lo sai, non posso fare altro. E se altro ci fosse non è detto che sarebbe meglio di queste righe battute sulla tastiera di un Pc. Fuori stasera è grigio e ormai è calata la sera: accendi una candela anche per me.
Come si vince la tenerezza? E’ utile vincerla? Ci annego dentro dopo esservi scivolato, dovunque mi giri vedo il tuo volto e sento la tua voce. Ma so che questa parentesi si è chiusa: ci rifletto sopra da settimane e non ne trovo le ragioni, resta sempre la sensazione ineludibile che questa trasmissione sia finita. Ciò che si portava dentro resta perchè è sincero, vero. Importante. Non è un contentino è un pezzo di vita che se ne va. Non potrebbe essere diversamente per me, non ti avrei scritto, non mi sarei scritto! Ho un album dove tengo la mia vita: ci sono pochi sorrisi, uno ti appartiene ed è coperto da un foglio di velina chiara che ne sfuma i contorni ma lo protegge per sempre. Sai, mi chiedo, terminato io, a che servirà e a chi servirà il mio album, la trasmissione delle emozioni con la scrittura quanto regala della verità intima? Guardo la tua vita, due convogli ferroviari che corrono affiancati per un lungo tratto. osservo i visi, la tavola, il cibo, la tovaglia. Le luci. Guardo ma non ci sono, sento ma sto in silenzio; tu vivi io celo la mia inesistenza. Non sono pubblico ma potrei dirti molte cose, molti momenti , Gina,di questi tuoi settanta anni.
Poi ti volti e mi guardi, il resto non c’è più…sei capace di arrivare dritta al cuore, l’ho sempre saputo sono gli altri che non lo sanno. Mi agganci con i tuoi occhi e sorridi solo per questo sconosciuto – "continua scrivere per te stesso , non smettere, ti chiedo soltanto questo, smettila di fare danni" – Ed io non so più che dire. Annego in un mare di lacrime, le uso come inchiostro simpatico: ci sono, non ci sarò, leggerai ugualmente. Siamo due ellissi. Siamo stati bellissimi, non riesco a scrivere addio.

7 commenti:

  1. "Arriva tutto comunque, anche quello che non vuoi che arrivi"
    Ecco perché cestiniamo, poi invece no, rileggiamo e restiamo là, a capire cosa abbiamo sbagliato, quale vitarella andava messa..quale telefonata non andava chiusa... ma tutto quello che non siamo capaci di frenare, arriva. Comunque.

    Una bacio Gingi.

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  2. Anche solamente a capire la bellezza che ci ha sfiorato, anche perchè il brutto si dimentica...C'è tanto in questo scritto, forse non bastano le esperienze per capire fino in fondo.
    Un bacio a te Franco, sei una bella persona.

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  3. Tutto prima o poi arriva sulla spiaggia destinata.
    Il testo per intero è mio, scritto tempo fa. Pubblicarlo qui è una publicità non richiesta ma gradita. Se andate a guardare l'originale c'è una differenza piccola ma essenziale: un nome proprio aggiunto. Lo trovo poco corretto.

    http://enzorasiyahooit.blogspot.com/2017/02/la-lettera-intera-originali.html

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    1. Appena il 20 Agosto 2018 Enzo scriveva nella mia mail privata :
      .......E scrissi la lettera che riguarda tutto, me, te, noi, la vita e il segno indelebile che almeno una volta il sentimento incide su di noi quando è nudo e crudo.

      Mi dai il permesso di pubblicare anche la " lettera intera"? Se vuoi, ma non è fondamentale, è solo in questo caso un conato di narcisismo. Sai bene che ti appartiene.

      io risposi "fai pure ma dato che era mia io la ho già pubblicata e mandai il link relativo a questo post del giugno precedente.
      Avevo tolto molti dei suoi scritti, man mano che commentava, alterando la realtà.
      Questo tuo commento, lo lascio, e specifico che il tuo modo di stare in rete, obbliga a volte a comportamenti che non condivido.
      proprio tu parli di correttezza?
      Ora so che risponderai con la tua solita diabolica bravura, con la quale non ho mai avuto voglia di competere.

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  4. Il mio modo di stare in rete NON OBBLIGA CERTO A AZIONI DI UN CERTO TIPO.
    E' così difficile leggermi e capire? Riporto una parte del mio commento: " Se andate a guardare l'originale c'è una differenza piccola ma essenziale: un nome proprio aggiunto. Lo trovo poco corretto". La differenza è il tuo nome aggiunto. Non si fa così in pubblico, se si aggiunge si virgoletta. Non sono diabolico e neanche bravo.

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  5. Si dovevo virgolettare il mio nome, per rendere ancora più "evidente" la tua meravigliosa lettera, che appartiene a me, come ben scrivi.
    Ognuno sta in rete a modo proprio, e per ciascuno si vedono i risultati, le bulimie, gli affanni, e le infinite ricerche.
    Anche io , a quanto pare non sono capita, o non so spiegarmi.
    Che tu sia bravo è palese ed indiscusso, e solo alla bravura era rivolto il mio aggettivo, non alla tua persona.
    Ti saluto ricambiando il tuo ultimo...
    Statte buone

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