23 lug 2014

Avventura nel primo secolo

"Avventura nel primo secolo" finito di rileggerlo la scorsa notte, a volte mi prende il desiderio di libri che hanno lasciato un buon ricordo, e questo di Paolo Monelli per me è stata una folgorazione allora, ed un piacere rinnovato adesso.
Monelli una sera del 1954,  riceve la visita di un incaricato della sezione UDU (ufficio dei desideri umani.) per consentirgli di realizzare il desiderio di fare un viaggio nel tempo e di vivere nella Roma dei Cesari.
 Egli non potrà modificare nulla, non potrà incidere sui fatti storici,né comunicare future invenzioni ai suoi concittadini, e il suo spirito prenderà posto nel corpo di un bimbo appartenente alla gens valeria. 
IL racconto pieno di simpatici aneddoti ha una grande valenza storica, e porta anche chi lo legge alla conoscenza di una quarantina d'anni, coinvolgenti per la precisione e la ricostruzione ambientale .
Lui , Publius Valerius Monellus ci fa assistere dagli ultimi anni del governo di Augusto fino alla prudente politica estera di Tiberio, ci porta a Capri, a Baia, in Egitto in Siria, a Petra, fino alla conoscenza di Plinio il vecchio, sempre in compagnia del suo taccuino, al quale predice inutilmente la morte investito dalla tremenda nube di gas del Vesuvio.
Impossibile qui dire i riferimenti storici quelli mitologici e le considerazioni su i personaggi ed i luoghi dell'epoca. Riporto un brano tanto per farvi capire quanto vasti siano gli orizzonti descritti: "Sapevo che Hostia frequentava... Ovidio Nasone che avevo visto più volte dal libraio, presso il termopolio del portico di Nettuno, ospite onorando. Ogni volta che lo vedevo pensavo ad un misto di Cardarelli e di Bacchelli, un Cardarelli per la piega amara delle labbra, per il gesto ammonitore, col dito alzato, con cui attirava l'attenzione con quello che stava per dire, un Bacchelli per la maestà dell'incedere e le floride pieghe della pelle sulle guance, e l'aspetto di uomo fortunato, che se la faceva bene, amico dei potenti, vezzeggiato dalle donne".
 Poi ci sono le notti romane, delle matrone ma anche di Julia, nipote dell'imperatore che si racconta, e pare risponda al vero, che una sola notte infilò nel braccio della statua del nonno bel tredici corone d'alloro, tante quanti i centurioni che avevano acconsentito a soddisfarne le  sue voglie. 
Adesso con il sapore di aver vissuto 20 secoli addietro, con il ripasso della mitologia, della storia e dei sentimenti dell'epoca mi chiedo:
Che interesse può avere per un lettore una storia vecchia di duemila anni?Che segni di vita possono arrivare da un passato di 20 secoli ?Shakespeare  nella Tempesta ci avverte
“il passato è soltanto un prologo” 
il prologo della nostra vita, alla quale tutto ciò che la precede appartiene come parte indistruttibile dell’esistenza, Cesare, Antonio, Annibale. Costantino, Alessandro, e tutti gli altri anche sconosciuti siamo noi, la loro storia è la nostra storia.
Il ricordo che riusciamo a decifrarne è in sostanza il ricordo di noi stessi.
Ed è inutile obiettare che 20 secoli sono un abisso così profondo da non poter scendervi dentro. 
Ogni 100 anni si succedono tre generazioni, il mio nonno era nato nel 1861, insieme al regno d’Italia e da bimba raccontava quello che aveva sentito dal suo nonno su i Francesi ed i Borboni… l'altro nonno raccontava di quando suo padre piantò in giardino  al passaggio di Garibaldi la palma che ancora c'è.
Un filo ininterrotto dal settecento fino a me. Con questa cadenza di vita  sessanta nonni ci dividono da Annibbale o Cesare. 
Sessanta nonni soltanto. 
E che dire dei luoghi spettatori impassibili e fedeli del passato, testimoni che attendono solo di essere interrogati? Basta saper guardare e Cartagine diventa viva.Cesare e Annibbale  contemporanei nei nostri ricordi, uomini come noi che vivevano di pane, provavano desideri, assaporavano dolori, avevano bisogno di amici.

4 commenti:

  1. In fondo,60 nonni non segnano una distanza spaziotemporale così rilevante ed incolmabile.La storia ha fili sottili,rimandi,ritorni,che basta davvero saper leggere.
    Non è un semplice esercizio accademico studiarla,diventa nostra necessità, ci aiuta a dissipare dubbi, inquietitudini, a rileggere la trama delle nostre vite..

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  2. Conoscere la storia ed averne curiosità porta anche alla conoscenza di se stessi, a non sentirsi figli della "pietra". Come sempre le tue considerazioni sono un piacere per chi scrive, sentire che cogli l'essenza delle cose è condivisione.

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  3. Ciao Gingi,passo per un saluto e ti auguro una serena giornata.Bello questo rosa,che sfumato con quel richiamo viola,sa di albe magiche e tramonti ..stregati-(dalla luna?).

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  4. Da questa casa...non vedo il cielo a 360° e non posso seguire le fasi lunari... ma ieri ero presa da dolce malinconia... era plenilunio? (adesso controllo !).
    Avevo desiderio di qualcosa di nuovo,non sono ancora soddisfatta, ho cambiato abito e purtroppo ho tolto la meravigliosa colonna sonora, ma a volte le canzoni non erano in armonia con gli scritti, così vedrò, come ti dissi, di mettere la musica post per post....
    Una buona domenica e un sorriso

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