Sono rientrata ieri sera e ho portato in questo luogo
pietroso e freddo l’odore del mare di Catania, e negli occhi la luce dolce
dell’imbrunire. Giorni come solo “quella Catania” sa avere, e appare un
inebriante autunno che adesso mi piace al pari dell’estate.
Sto per ritornare nei luoghi dei
tempi felici e rinasce l’entusiasmo, o forse no, è solo un nuovo sogno. Il
progetto di visionare una casa andava a braccetto con un appuntamento a seguito
di una TAC fatta qualche giorno prima.
Ma avevo voglia di me e di
gente di allora, niente policlinico.
Lui collaborava con me,
elegantissimo, distinto, filiforme classe ed eleganza comportamentale da
vendere, anche lei apparteneva a gruppo di indossatrici che preferivo e
chiamavo spesso, gente nata bene… siamo andati su, in campagna, il vecchio
frantoio diventato una dimora elegante e con tanto profumo di storie di
famiglia, la pasta fatta con la ricotta e con le erbette appena raccolte, le
analisi sociali scaturite da ricordi e frequentazioni di un tempo, parole…battute
e così passano le ore e le stagioni e in questa riposante dolcezza si consuma
piano la vita.
Ora sono qui, niente panorami
di mare, nessun caldo autunno ma freddo invernale, apro la pianta della casa,
qui metterò il mio tavolo, quella scrivania dell’800 del mio bisnonno, i cui
cassetti, quando ero bambina, erano pieni di oggetti misteriosi, la metterò una
delle librerie e sento già che dalle finestre spalancate arriverà l’aria di
mare mentre dalla terrazza aspetterò alla luce della Luna di vedere il profilo
dell’Etna.
PS: Scritto due mesi fa, poi l'ingegnere ha sconsigliato l'acquito... e la ricerca continua
Un post bellissimo che solo Gingi sa scrivere.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Un caro apprezzamento che non merito e mi imbarazza, che solo Gus sa scrivere.
EliminaRicambio