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Postcard di StregaBugiarda |
Oggi mi sono ritrovata a giocare con le parole…feriale è un giorno lavorativo, ma ferie, sono i giorni di vacanza… tutta colpa dei romani, poiché i giorni in cui non andavano a lavorare erano diventati talmente tanti da chiamarli feriali….
Ma fra ferie e feriali… per tutti la condizione è quella di stare in questo mondo, ed avere una vita riuscita significa saperci stare.
Siamo qui, indipendentemente dal nostro volere e misuriamo la riuscita di vita con un metro uguale per tutti, cioè quello materiale, politico, sociale… tralasciando sempre più spesso quello etico ed emozionale.
Questo avviene in un arco di tempo che è la nostra vita, nasciamo, sbocciamo, fioriamo e sfioriamo in una situazione di spazio e tempo più grande di noi…un epoca.
Quindi per vivere bene è necessario saper abitare il proprio tempo, che poi è l’unico tempo che l’uomo ha a sua disposizione.
E il modo migliore è quello che l’uomo attua attraversandolo, percorrendone le molte vie, inoltrandosi quà e là per sentieri inesplorati.
Parlare della nostra “epoca” significa parlare del presenteDove inizia il presente? ed infine dove finisce se spesso sconfiniamo nell'”oltre” delle nostre aspirazioni, nei sogni del domani o anche, in semplici e modesti progetti?
Un domani fatto di desideri ma anche evaso, perchè il futuro inquieta ed insieme carica di responsabilità.
Agire significa “operare” oggi per “domani”, significa calcolare in anticipo le conseguenze delle nostre azioni, fare i conti con le nostre responsabilità.
Fuga prerogativa dei deboli o dei meno attrezzati a farsi carico delle “fatiche del tempo” cioè di un presente che è spazio, ambiente, circostanze.
Il presente è complesso e quello che i greci chiamavano Keiros, la cui radice indoeuropea krr
(che belli gli anni in cui la filologia germanica e sopratutto Ute Schwab mi faceva tremare ed insieme appassionare) che vuol dire armonia e suggerisce l’idea di unione.
E i greci intendevano si il momento, ma come “tempo opportuno” da cogliere, valorizzare, un tempo in cui trovare la misura giusta per decidere il da farsi, il rifiutare, lo scegliere.
Vivere il presente vuol dire confrontarsi con ciò che accade, con la durezza della realtà, ma è anche l’occasione per le nostre vittorie, e per “l’acquisizione di capacità di beni durevoli, in genere dissolti dalle stesse chiacchiere di chi cerca di spiegarli.
E questo capita ai poveri, non mi riferisco ai privi di averi, o agli emarginati, ai privi di educazione e linguaggio, ma anche a quelli che di cose ne hanno tante, fin troppe,ma sono privi d’anima e di senso della vita, e poi al grande numero di anonimi, di vicende private, di storie segrete che fanno la Storia fanno l’epoca.
E così penso, avere una vita riuscita significa essere “situati” bene nel nostro tempo.
Ed io che non ho più nulla, che sono lontana dal materiale e dai bisogni “vacui” che ho scoperto ricchezze non soggette a furti, che ho preso rifugio come i bimbi…che non chiedono ma che c’è sempre chi se ne occupa, dovrei pensare che la mia non è una vita riuscita? mi sbaglio a condividere e non solo come idea, ma con i fatti questo concetto?
C’e’ un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera