26 feb 2018

Vincenzo il protagonista.

Photo Strega
Perché scrivere soltanto dei ricordi o aneddoti della mia vita, oggi mi sono detta, “adesso scrivo la trama di un romanzo”.
“Con buona pace di Flaubert, quell’Emma Bovary non sono io”
Questo è quanto afferma ad un sospettoso editore ( ma volitivo al punto di intervenire qua e la nel manoscritto) Vincenzo, l’autore immaginario di questo romanzo, narrato in terza persona.
Può essere definito tutto fuorché distaccato, il suo racconto che è la vita di un uomo nevrotico, nonostante il suo dichiarato dinamismo.
Di un uomo solo nonostante il pullulare di donne, figli, e amici, di un uomo affermato nonostante le delusioni che si affacciano ad ogni incontro, di un uomo squisitamente del nostro tempo, tutt’altro che squisito.
Vincenzo è in analisi, presso un professore tanto temibile quanto “beffabile”, e le sedute sul divano- alternate alle pause di rifugio o di attesa in un sottoscala buio- sono altrettante occasioni per ricordare, vincere le rimozioni, lasciar affiorare l’inconscio , vivere o simulare di vivere infinite vite ed amori tutti contemporanei che confluiscono in una sola : quella che Calderon afferma essere un sogno.
Tutto qui?
Una lotta contro “il male oscuro” e le onde lunghe che giungono fino al buio sottoscala, un compiacimento nella coazione a ripetere, un generoso tentativo di reinterpretare se stesso, grazie o nonostante l’analisi?
Assolutamente no.
La trama avverte che V. : si lascia trascinare nel delicato equilibrio (o squlibrio) fra il personaggio e vita di attore.
Il protagonista ha scritto un vero romanzo, barocco e post moderno, grondante amore e passioni, riflussi e pulsioni, ideali e meschinità; che ha costruito, ricorrendo alle tecniche più disparate, dalla narrazione al monologo, dalla poesia alla sceneggiatura della commedia, una struttura sfaccettata proprio come è la vita. : angosciante e/o esilarante, grandiosa o riduttiva, ora esaltante ora umiliante.e lo scrittore avverte il protagonista e il lettore che dal sottoscala della memoria ci si può (nonostante tutto) elevare alla memoria del sottoscala : superarsi, ritrovarsi, vincere.. e trasmettere agli altri la medesima tensione. Poco importa chi sia Emma Bovary.


INCIPIT

" Non è un romanzo", sentenziò l'editore.
E armeggiò con una chiavetta attaccata all'enorme mazzo, per aprire uno stipo alto sulla parete r cavarne una bracciata di fogli.
Richiuse il cassetto prima di sedersi alla scrivania e ribadire:
"Non è un romanzo"
"Per me lo è", disse V."Non finito, disordinato, eterogeneo, ma lo è. Cosa sarebbe altrimenti? Non lo avrai mica scambiato per una biografia! ".
Non ti sei neppure preoccupato di nascondere le analogie, Il protagonista lo hai chiamato Vincenzo, con la tua stessa iniziale, gli hai dato quattro figli quanti ne hai tu,lo stesso mestiere tuo"
"io non sono un editore, né uno scrittore di professione".
"Quella è una verniciata di superficie, ma il teatro, il cinema..."
"Pura comodità.Introdurre ambienti e gerghi che ci sono familiari, per evitare di essere generici; la parentela si arresta qui. Insomma con buona pace di Flaubert, quell'Emma Bovary non sono io"
La discussione si protrasse, l'editore citò altre corrispondenze, V. replicò con altrettanti argomenti.
"Il personaggio della moglie è talmente fittizio, io non ho mai avuto un rapporto coniugale come quello adombrato nel testo, ed i figli, gli amici non sono i miei; anche se a tratti certe coincidenze possono generare ambiguità"
" Il risultato è deviante.Non possiamo stampare questa cosa come un romanzo : un puzzle semmai, in cui hai mescolato tasselli veri e schede false, Sì, un puzzle, o peggio un trompe-d'oeil.
Lo prova il disordine formale, l'uso caotico di cose scritte in altra epoca, dialoghi, sceneggiature, poesie. Qua e là accavalli addirittura i temi, spezzi la pagina in più voci. Che cosa aggiunge questo se non a rendere più faticosa la lettura?"
" Lo so, sono stilemi irritanti, oltre che datati.La mia è la scrittura di un dilettante, cui è precluso il dono divino della semplicità.
Che posso dirti ? Il mio Vincenzo più che parlare sproloquia: la nevrosi del linguaggio è il tratto che ci accomuna; per il resto ripeto, si tratta di un puro falso, fatti e personaggi non hanno attinenza con la realtà".....
....... "vuoi che ti ridia il materiale, pensare eventualmente ad un impasto diverso?"
"io non so cosa ho scritto, e credo che non lo saprei nemmeno rileggendomi. Se il brogliaccio andrà a termine ne farai quel che vorrai. Mi offri da bere?"
"L'editore aprì una vetrinetta, dietro cui si allineavano bottiglie e bicchieri. Bevvero un Martini in silenzio.Infine V. si congedò con l'ultima annotazione;
" Sai perché non ho scritto un libro autobiografico?Semplicemente perché una vera autobiografia è impossibile. Noi raccattiamo lembi di memoria che in apparenza si collegano a qualche aspetto della nostra vita; poi li mischiamo con libere associazioni mentali: e già in quel momento la fiction- anzi una autentica e generalizzata finzione- prevale su tutto e tutto
spersonalizza. E' inutile che io riprenda in mano questi fogli: Vincenzo è per me uno sconosciuto, non voglio avere altro a che fare con lui. Tu cancellalo o lascialo al suo destino."
Uscì dallo studio, con passo allegro, come liberato da un peso. E sentì, al di là dell'uscio, l'editore che assicurava la porta con tre mandate di chiave.

OH che sciocca e smemorata,☺ mi sono accorta adesso che la trama non è mia e che sono Memorie di un Sottoscala ( di cui ho trascritto l'incipit)  Gassman. Longanesi 1990.