27 ott 2018

Amo l'Italiano

Adesso parlo di un argomento che mi affascina: l'Italiano, non del maschio italiano, per quanto in altri tempi mi affascinava e come, ma del nostro idioma.
Scrivo in maniera disordinata, sono strafalciona, non torno indietro per mettere accenti giusti, vado di fretta e faccio errori di ripetizione e cacofonia, scrivo come parlo: dunque male. 
Ciò non esclude che in teoria io sia ferratissima, e mentre mi perdono, mi infastidisco dell'altrui disarmonia. 
Però noi italiani, più di altri popoli, parlando parlando su una base greco latina poco alla volta abbiamo saputo inserire armoniosamente e senza forzature parole di derivazione araba, francese, germanica... sviluppandone i pregi e migliorandone significati.
Le nostre sillabe, come note di musica, le abbiamo armonizzate così bene da essere l'unico popolo, fra quelli di antiche civiltà, a poter leggere e comprendere l'italiano delle origini della letteratura. 
Non può farlo un tedesco, che se si avvicina ad uno scritto coevo ai tempi di Dante si ritrova con testi dell'alto tedesco medio o l'alto tedesco antico incomprensibili, a meno che non sia un  filologo più che bravo
Ma noi siamo italiani, leggeri e "scherzerecci" anche in grammatica.. abbiamo capito che lo scrivere attiene più all'arte che alla scienza.
Abbiamo addolcito l'arcigna materia rendendo ironiche e trasgressive le  molteplici regole, allontanandoci da rigidi canoni di temi, matrici, rappresentando fonologia ballerina... principi di semantica... linguistica strutturale,  e senza bisogno di aprire un monumento come Gerhard Rohlfs , basta un testo qualsiasi di grammatica storica della lingua e dei dialetti, per capire che l'italiano è interessante, curioso, facile e contenente tanti rebus indovinelli e piccoli problemi per i quali è un piacere impegnarsi e giocarci su.
Questo impegno preso con me stessa, non sarà breve come quello del latino... e non credo che in una trilogia di post potrò essere asaustiva in ciò che mi sono prefissa di fare.
Vorrei riuscire a restituire alcune regole di grammatica italiana senza paure e senza cavilli, per chi non ha mai studiate o se le è dimenticate. Spero, con la mia memoria da elefante di ricordare e saper mettere per iscritto i giochini che facevo insieme a mia cugina Maria, nonché mia insegnante, dispiaciutissima che nel mio vagare ho lasciato in Toscana appunti di grammatica e filologia... ma vedrò di trovare un supporto, che non sia internet... perché per gli errori basto io.
E come prologo ad AMO L'ITALIANO scrivo e mi conforta a proposito dell'ultimo concetto l'opinione del Tasso nel primo canto della Gerusalemme liberata
Sai che là corre il mondo ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che 'l vero condito di molli versi
i più schivi allettando ha persuaso.
Così a l'egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l'inganno suo vita riceve.

2 commenti:

  1. Condivido il tuo pensiero ottima riflessione
    Maurizio

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  2. Maurizioooooooooo che piacere. E' il primo di una serie sull'Italiano...
    lingua amata da tutti, compresi i cinesi, e non da noi!
    Un sorriso

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