13 lug 2012

Il cammino, lo fai da turista o pellegrino ?

Sono trascorsi quattro anni, ricordo ancora l'accoglienza serena ed entusiasta di tutti, la condivisione di esperienze, i consigli di chi è pellegrino, ed impega ogni giorno libero al fascino del cammino.
Silvana, Edo, Sylvie, Francisca, Emanuela, Patrizia, Carla, Cristiano, Gianfranco, Lucio..  e tutti gli altri da allora ad ora hanno tanto nel loro bagaglio, amica di molti non solo virtuale.
Gianfranco mi contattò sul sito, era da poco venuto in Sicilia, la aveva attraversata in un giorno caldo e afoso; aereoporto di Catania, bus verso il suo cuore, mi scrisse che aveva negli occhi il giallo del grano, un azzurro mai visto del cielo, e chilometri di muretti a limitare di latifondi.I latifondi dell'anima, risposi.
Poco dopo partì per Santiago, lunghe tappe, e la sera mi inviava foto, ed il suo meraviglioso sorriso, quello di chi fa un persorso interiore,e insieme alle lacrime liberatorie del silenzio e della fatica arriva in profondo.
Come profondo il feeling che si creò e che ancora dura.
Lui di Gradisca, quindi austriaco, viveva in quella parte del Piemonte che conosce la dolcezza del francese, Appena potè si imbarcò da Genova per Palermo.
Ci siamo sentiti eterni e piccoli al cospetto dei templi della mia Sicilia, condiviso un sorso di vino dal giardino affacciato sulla conca d'oro,  preso una granita all'ombra di antiche pietre barocche, gustato una zuppa di pesce in Ortigia, e quando stanchi e con gli occhi pieni di eterna bellezza non volevamo andare lontano Aluntium ci ospitava fra le sue antiche chiese e la terrazza sul panorama che abbraccia le isole.
I giorni passano in fretta, lui ha raggiunto la moglie che aveva preferito la calabria dove andava con la madre da sempre, ed insieme sono rientrati a casa.
A me ha lasciato il tarlo del Cammino.
i pellegrinipersempre hanno affinato la sensibilità nei lunghi silenzi mentre i secondi scanditi dai propri passi portano a ascoltare il mistero di se e dei luoghi
Nato vicino al confine austriaco vive vicino al confine francese, e adesso mi piace ricordare come, nel dopo, abbiamo camminato fra boschi e Certose  e guardavamo insieme lui con la sua cultura e i suoi pochi anni, io con la mia sicilianità la maestà e l'orgoglio del centocinquantesimo.
Ho sempre rimandato il cammino, per la salute, per l'età, per la mancanza di allenamento, ma la verità è che i miei tempi sono lunghi e il mio saturno astrale influisce anche sul mio costante pensiero : " c'è tempo". come se fossi immortale.
Ho studiato un po’ di storia medievale ed ho letto racconti e leggende sui cammini: alcuni belli e toccanti, altri impregnati di estasi e beatitudini e luce dall'alto e dal basso da non poterne più.
Ma posso scrivere di piccole cose sia che mi senta pellegrina, camminante o turista.
Non posso parlare di grande spiritualità, ma posso descrivere i sentimenti semplici che ritmano la vita di ogni giorno , le abitudini , come alzarsi e vestirsi al mattino, infilare gli scarponi, prendere lo zaino in spalla e cominciare a camminare
Il cammino é in realtà e il cammino di ciascuno di noi. Passo dopo passo, si segue freccia e conchiglia va diritto, talvolta, o serpenteggia, sale e scende, si fà rischioso o facile. 
E' anche la bilancia tra le  aspettative e la realtà, tra il desiderio, la voglia e la  resistenza fisica e mentale, tra l’incognita dell’inizio  e la gioia della fine, Ad ogni passo immagino il dialogo fra il mondo è l'io, il fondersi del corpo e lo spirito.
Le irregolarità del cammino credo si risolvano nel cuore. Il suo battito  si fonde, danza con il passo.
Non sono forse i piedi e le gambe che fanno battere più o meno forte il nostro cuore? E’ per questo che c’é un cuore fisico e uno psichico e uno spirituale: chi lo sa ? Puo’ darsi che é per questo che non bisogna confondere la fatica delle gambe e quella dello spirito.
E’ il cuore che cammina. 
Se il cammino non ha cuore, tutto diventa solo una passeggiata, un viaggio turistico.
Bisogna poi leggere il cammino con gli occhi del cuore per scoprire bugie ed illusioni... e il nostro io deve sempre mantenere la direzione
scelta marciando verso lo scopo, che sia la tomba, la chiesa, l’oceano, la montagna sacra, quel luogo dove l’odio scomparirà per fare posto all’amicizia ed alla fratellanza.
Essere qualcuno, riuscire, formare una famiglia, studiare, coltivare le proprie amicizie e participare a questa società mobile e mutevole, non é facile. Ce lo dimostra la grande quantità di persone toccate nel cervello o nevrotiche in quella che noi chiamiamo «normalità» o vita reale.
Cosi’, alla fine del cammino, credo che la lotta aspetti, più forte di prima per ritornare ai deliri o persi sui cammini per sempre.
Ci sono i bulimici dei kilometri. E voi oggi quanti km avete fatto?
E’ curioso che la competizione come spettacolo consista nel correre più forte, saltare più alto, sollevare più peso o lanciarlo più lontano. E’ probabile che il nostro animo infantile sia intrattenuto con queste prodezze come se il tempo e la distanza non avessero che il solo valore del loro peso o della loro velocità.
Se possiamo misurarli, allora hanno un valore. Altrimenti no? .
E’ come se si discutesse sul valore dell’amore o della libertà…non hanno prezzo… Si legge molto poco, si scrive male, molte poche idee e troppe opinioni.
Niente sfumature nei discorsi, niente ascolto, troppi dogmi e verità non dimostrate.
Ed il mio spirito è  più lento del mio cervello. Il nomade d’altri tempi,  attraversava le contrade con la lentezza dei pianeti, aveva il tempo per mangiare, dormire, discutere in ogni villaggio, in ogni feudo. 
Il cammino porta lontano e se un giorno lo farò, lo ricorderanno bene i miei piedi indolenziti.
Ma in quella calma andatura, in quel paesaggio di rocce, pietre, campi, passo a passo, credo si ritrovi la libertà.
Anche se dipendenti da un sistema tecnologico, da una automobile e dagli interruttori che fanno funzionare tutto, il camminare é la liberazione dalle strutture societarie moderne. 
Quando il treno si prepara a partire, sappiamo che questo dipende da un complesso di fattori interconnessi, elettricità, coordinazione umana, binari ferroviari, segnaletica, motori... Là lo spirito umano si sente piccolo, non puo’ comprendere tutto il processo né padroneggiarlo, lo subisce.
Invece, io camminerò ed é fatta ! Tutto li, tutto qui. Mi fermo, bevo, faccio pausa e stiracchio i piedi, i muscoli, le braccia…peso.
Il sacco pesa, anche scegliendo la semplicità estrema.

Quando ho organizzavo una partenza, con in consigli di Silvana che mi dava il peso delle singole cose, o Edo, che è bravissimo per i collegamenti... "conviene Londra e prendere coincidenza per Biarritz, si il bus per Roncisvalle ma se non vuoi aspettare, un po di pellegrini insieme e si va in taxi " il peso mi faceva paura pieno di frivolezze di cui non si puo’ fare a meno.
E sapevo che caricarlo troppo e provare é diverso dal portarlo ogni giorno.
Si, so tutto come se lo avessi fatto... ma il percorso interiore in me.. a cosa avrebbe condotto?  Il peso, il sacco, lo zaino all'inizio è pesante, ed è incerto portarlo...dopo due o tre giorni e con le prime bolle ai piedi, so che si impara a scaricarsi del peso superfluo :  Qual’é il giusto mezzo, la scelta giusta?
Lo zaino più o meno pieno, più o meno vuoto simboleggia la sofferenza inevitabile perché troppo pieno o troppo vuoto prefigura il surplus o il deficit, due facce della stessa medaglia.
Vorrei dire che bisogna accettare il peso che si porta.
Che poi è in effetti il peso esatto delle nostre paure meno le nostre sicurezze. Accettarne il peso significa accettare il carico dei nostri condizionamenti, primo passo per potere camminare più leggeri. " Solo tu puoi portare il tuo sacco, un altro sacco più leggero sarebbe fasullo perché il sacco é la trasfigurazione del tuo spirito.
E’ lui che lo pesa, che lo soffre, che se ne libera, anche. Pesa lo spirito?"
Ogni camminante, nella sua andatura, resta fedele al suo carattere. Un punto non ha dimensione, ed anche la linea non ne ha, perché serve una terza dimensione. 
Tutti nel cammino siamo dei punti o delle linee,  ma so che a tutti è apparsa una terza dimensione  il punto e le linea diventano piano, sfera, cerchio: amicizia, affetto, amore…
Ed in questa multi-dimensionalità c’é anche il passato ed il futuro. Si viene da un posto (da dove vieni ?) e si va verso un altro (dove vai ?). Noi siamo una inerzia del passato ed una proiezione verso il futuro, anche se l’inerzia e la proiezione sono in fondo due lati della stessa cosa. Ma se si potesse risolvere il passato e demistificare il futuro, si potrebbe riconoscere il punto in cui siamo, che si chiama qui ed ora. Noi potremmo vivere l’istante in cui il camminare fa il cammino. Tu incontri l’altro quando sei capace di fermarti al momento presente.
Il cammino puo’ seguire una linea dritta o perdersi in un labirinto, dei meandri che vanno e vengono senza un senso reale. Come nelle ragnatele, nei miraggi e nelle illusioni del cammino si fanno intrappolare le personalità immature, i sogni distrutti dalla durezza del mondo.

Sul cammino ci sono dei salvatori e delle vittime, dei templari fantasiosi, delle arpie hospitaliere, dei bonzi del bordone e dei cammini, dei fissati per il cammino.
E’ cosi’, ognuno con la sua pazzia ed ognuno con la sua specificità, leggeri o gravi.
Come se, tra tutti, ci si mettesse d’accordo, tacitamente, per interpretare ciascuno un ruolo. Tu il pellegrino, io l’hospitalero, tu lo straniero ed io l’abitante.
Ogni personaggio che si incontra sul cammino é una opportunità da prendere per scoprire il nostro proprio personaggio, la nostra propria pazzia, la nostra finzione di vita, e cosi’, trovare una via d’uscita verso la saggezza.

Presenza.
Dal cammino sgorgano molte cose, il pianto ma anche l’allegria ed il canto.

La presenza della natura fa percepire una cosa cosi’ evidente: che tu fai parte della vita.
 Una cosa cosi’ semplice e nello stesso tempo cosi’ profonda.
Ed allora si puo’ cantare, sorridere, essere felici, aprirsi…
Sgorgano pure vecchi pesi, rimorsi, fallimenti e sconfitte, perché il passato cosi’ presente trova delle fessure per uscire e poter essere risolto, infine, forse... le cose che si sono represse o negate risorgono, si puo’ adesso gettarle via nel vento perché le cancelli senza riserve in questa luce cosi’ forte di questa natura cosi’ grande che circonda il cammino di ognuno di noi, e le piccole cose mi sembreranno cosi’ piccole e cosi’ meschine e cosi’ ridicole.
E sorgono le speranze, le nostre illusioni ed i nostri desideri. Appare la tentazione di riempire un vuoto vitale presente che non é un vuoto, ma una crepa dell’anima che l'ego non sopporta più.

E il desiderio si nutre dell'insoddisfazione ed a questa ritorna in modo irrimediabile. Nello stesso modo in cui il cammino  insegna a camminare con i nostri due piedi, a sopportare le  carenze, cosi’ il vuoto della nostra vita non puo’ essere sostenuto che dalla presenza altrui, dalla loro amicizia, dalla loro compassione, dal loro ascoltarci, dal loro appoggio, dalla loro simpatia."Templi e chiese.
Ogni tappa ha la sua cattedrale o la sua chiesetta, al fiume o sulla montagna. Un luogo di pace e di silenzio spesso scelti a proposito. Talvolta la necessità propria della fatica ti fa sedere davanti a questi quadri pieni di santi e di storie bibliche. Sicuro che si apprezza la semplicità dei templi romani, delle chiese fortezza degli ospedalieri di Malta o dei Templari. Ma comunque sia, ogni chiesa riunisce in sé un minimo di condizioni per fermarci e ascoltare o meglio sentire. Il silenzio della chiesa o cappella o chiostro cede il passo a una vibrazione interna che si potrebbe anche chiamare silenzio, talvolta meditazione spontanea. E’ come un respiro che integra il dentro ed il fuori. Lo spirito non volteggia, si posa tranquillo. La realtà é chiara, non ci illude. Tutto é visto e conosciuto come tale, tale com’é. E siccome questo non fà parte di una comprensione intellettuale, non dura molto; puo’ darsi che una eco perduri, o un ricordo o un invito ad andare al fondo delle cose."

"I segnali.
Dice il poeta che si fà il cammino andando. Il cammino si fà con ogni passo, dandogli un senso. Resta chiaro che il cammino di terra é una circostanza; l’altro cammino, quello interiore, si fa anche lui a ogni passo. Ed ogni passo ti avvicina o ti allontana dal tuo destino, perché non sempre posiamo bene i nostri piedi. Ci sono dei posti del cammino dove ci si perde ed altri dove ci si ritrova. Chiaro che questo, nel nostro cammino interiore, dipende dai nostri punti deboli, dai nostri complessi, dalla nostra coscienza che va e viene, dall’armatura che ci siamo costruiti un giorno. Ma attenzione! C’é anche il cammino esteriore. Esiste Santiago, un punto d’arrivo, esistono i differenti punti di partenza. Esistono i rifugi e le frecce gialle e gli amici del cammino che le tracciano. Grazie a tutto questo, si puo’ camminare. Il cammino non sarebbe lo stesso senza le leggende dei pellegrini, i lupi ed i briganti…ed anche i miracoli e le furbizie. Questo cammino che fu passaggio di genti dei differenti popoli, questo cammino che costrui’ villaggi, trasformo’ culture, questo cammino é qui...
" Flavio

       
. C'è quella bellissima frase,che i pellegrinipersempre conoscono bene,presa dal libro di Davide Gandini,Il pellegrino è colui che cerca,accettando l'incalcolabile rischio di trovare veramente.
Perchè trovare significa non essere più quello che si era prima.E' cambiare.E' morire per rinascere a nuova vita.Il "Camino" non è un'impresa eroica o una vacanza alternativa è un pellegrinaggio di fede per molti, ma per me credo sarà un cammino spirituale... ma bisogna farlo... lui forse mi chiarirà.


Intanto sono qui, e credo che anche questo e interiomente un percorso faticoso e paziente

18 commenti:

  1. Non ci sono parole da aggiungere al tuo bellissimo scritto, perché hai sviscertao il tema del cammino che conduce a noi stessi molto profondamente.
    La vita è il pellegrinaggio che tutti noi conduciamo verso non si sa quale meta. Io almeno, non lo so.

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    1. Ambra cara, nessuno conosce la meta, credo che il cammino stesso sia la vera meta.
      Un sorriso e a presto

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  2. Che aggiungere a ciò che hai scritto?
    Io sono ammaliata da questo tuo bel scrivere...

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    1. Carla,sei troppo buona; io a volte rileggo e cambierei tutto,
      Un sorriso

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  3. Io sono ferma da un bel pò di tempo...il mio cammino si è fermato,non so se a causa delle gambe o a causa del mio cuore...forse a causa di entrambe...chissa se mai lo riprenderò e chissa mai dove mi porterà.
    I tuoi post fanno riflette :))).
    Debora

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    1. Debora, mi permetto di dirti, e mi scuso se sono invadente, ma tu credi di essere ferma; invece ogni piccola cosa contribuisce a cambiare noi e cio che ci sta attorno... non ce ne accorgiamo fino a quando improvvisamente realizziamo il cambiamento o una visione diversa.Sei una persona sensibile e piena di amore... il tuo cammino appare in ogni tuo atto di generosità ed altruiemo.... mi fermo qui e chi altrimenti scrivo un madrigale.
      Un bacione

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  4. "E' il cuore che cammina", questo che hai scritto Gingi non può lasciarmi indifferente e... dovrei davvero iniziare il mio cammino, troppo tempo sprecato finora appresso al futile.
    Un abbraccio, buona domenica
    Susanna

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    1. Il percorso verso la coscienza della vacuità delle cose, io lo ho intrapreso tanto tempo fa, ma hahaha sono D'Annunziana, e dopo tante autoconvinzioni, solo adesso sto cominciando a capire che non potro mai diventare zen.... ogni cammino è unico e speciale e non puo avere etichette.
      Mi scuso sono con un pc che mi traduce in francese automaticamente tutto; non so come scrivo e la tastiera è diversa...
      Un sorriso

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  5. C'è anche un lungo camminare senza muovere un passo. Un camminare da fermi nel mondo della sofferenza, dove il sorriso di una persona immobile vale quanto una cattedrale, una sua lacrima non ha nulla da invidiare a una grande scrosciante cascata, e un suo "grazie" alitato è un grande dono ricevuto.
    E' il cammino del cuore, un pellegrinaggio senza soste, un pregare continuo senza preghiere, sperare senza speranze poiché la mente sa cose che il cuore ignora; che il cuore "vuole" ignorare.
    Questo camminare non provoca vesciche ai piedi ma le provoca all'anima; lo zaino per tanto che sia pesante, lo si deve portare, e il carico non viene soppesato da te, ma da qualcuno che in queste situazioni va giù di brutto, ignorando del tutto la tua fragilità di pellegrino.
    Considerazioni a vanvera, che nulla hanno a che vedere col post, bellissimo e avvincente, la cui lettura questo mi ha ispirato e questo ho proposto.
    Un caro saluto, buon fine settimana.

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    1. La valenza delle tue parole, il grande valore morale tangibile in una sensibilità affinata dal percorso doloroso, mi impone solo un abbraccio forte forte nel rispettoso silenzio che sento doveroso.
      Un buon fine settimana anche a te.

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  6. Ciao cara streghetta.

    Il tuo post è molto, molto bello.

    Come sempre!

    ...come sempre sai raccontarci e farci riflettere.

    Fantastico anche "gattonero"...sono molto commossa! GRAZIE streghetta. UN forte abbraccio. Ni

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    1. Grazie a te che sei sempre affettuosa e presente anche in questo periodo per tutti voi veramente difficile.
      come dici tu....TESORAAAAAAAAAAAAA un sorrisone

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  7. Apprezzo molto, intesa in senso schiettamente laico, la frase "Il pellegrino è colui che cerca, accettando l'incalcolabile rischio di trovare veramente", che mi sembra sintetizzi al meglio lo spirito di questo tuo post. Mi pregio aggiungere che ho scoperto da poco che dalle mie parti sussistono, tra quelle per altre mete (Roma, Terrasanta, ...), anche tracce di derivazioni dal Piemonte per il cammino di Santiago...

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  8. Adriano; è un piacere leggerti, come al solito hai la capacità di cogliere il succo del mio lungo dire.
    Un sorriso

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Siamo tutti pellegrini su questa terra e ognuno porta il suo sacco, o la sua zavorra.
    Leggendoti ho avuto l'impressione di esserci incontrate, e sedute all'ombra di un albero, hai aperto la tua zavorra e hai tirato fuori piano piano una parte del tuo vissuto ma non quello materiale ma quello più vicino al cuore e allo spirito. Questa è stata la mia impressione nel leggerti, e mi sono persa nelle tue magiche parole

    Buona domenica. Ciao, streghetta

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    1. Rosy cara, nel mio pellegrinare verrà il giorno in cui; all'ombra di un vetusto albero avremo il piacere di sorriderci abbandonando i nostri pesi
      Un abbraccio

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  11. Il viaggio,cvome conoscenza è già difficile,se si è frastornati da guide e richiami,il cammino è di pertinenza dell'anima,un fatto più intimo e privato.Tanti i modi per arrivare a capirne il senso.
    Da turisti o pellegrini,conta solo il fine:ancora la coscienza e conoscenza,di sé.
    Ho letto "Il cammino di Santiago",Coelho,per entrare nella mente del pellegrino per fede.
    Ma non ero matura,ho ricordato meglio il mio camminare ,in montagna.Ho girato le alpi per anni,la guida francese,dura e precisa con itinerari non per tutti ed io che mi allontanavo,restavo altrove,avevo altri pensieri ed altri bisogni.Arrivavo,la meta era per tutti,il percorso sempre personale,in ogni senso.
    Hai fatto il tuo percorso,lo stai ancora facendo,dici,ed il sentirti serena fa capire che il cammino,anche se non facile,è comunque possibile ed in cammino restiamo sempre..con bagagli più o meno pesanti.
    Un abbraccio ,in cammino.

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