30 gen 2018

i pellegrinipersempre hanno affinato la sensibilità nei lunghi silenzi mentre i secondi scanditi dai propri passi portano a ascoltare il mistero di se e dei luoghi
Nato vicino al confine austriaco vive vicino al confine francese, e adesso mi piace ricordare come, nel dopo, abbiamo camminato fra boschi e Certose  e guardavamo insieme lui con la sua cultura e i suoi pochi anni, io con la mia sicilianità la maestà e l'orgoglio del centocinquantesimo.
Ho sempre rimandato il cammino, per la salute, per l'età, per la mancanza di allenamento, ma la verità è che i miei tempi sono lunghi e il mio saturno astrale influisce anche sul mio costante pensiero : " c'è tempo". come se fossi immortale.
Ho studiato un po’ di storia medievale ed ho letto racconti e leggende sui cammini: alcuni belli e toccanti, altri impregnati di estasi e beatitudini e luce dall'alto e dal basso da non poterne più.
Ma posso scrivere di piccole cose sia che mi senta pellegrina, camminante o turista.
Non posso parlare di grande spiritualità, ma posso descrivere i sentimenti semplici che ritmano la vita di ogni giorno , le abitudini , come alzarsi e vestirsi al mattino, infilare gli scarponi, prendere lo zaino in spalla e cominciare a camminare
Il cammino é in realtà e il cammino di ciascuno di noi. Passo dopo passo, si segue freccia e conchiglia va diritto, talvolta, o serpenteggia, sale e scende, si fà rischioso o facile. 
E' anche la bilancia tra le  aspettative e la realtà, tra il desiderio, la voglia e la  resistenza fisica e mentale, tra l’incognita dell’inizio  e la gioia della fine, Ad ogni passo immagino il dialogo fra il mondo è l'io, il fondersi del corpo e lo spirito.
Le irregolarità del cammino credo si risolvano nel cuore. Il suo battito  si fonde, danza con il passo.
Non sono forse i piedi e le gambe che fanno battere più o meno forte il nostro cuore? E’ per questo che c’é un cuore fisico e uno psichico e uno spirituale: chi lo sa ? Puo’ darsi che é per questo che non bisogna confondere la fatica delle gambe e quella dello spirito.
E’ il cuore che cammina. 
Se il cammino non ha cuore, tutto diventa solo una passeggiata, un viaggio turistico.
Bisogna poi leggere il cammino con gli occhi del cuore per scoprire bugie ed illusioni... e il nostro io deve sempre mantenere la direzione scelta marciando verso lo scopo, che sia la tomba, la chiesa, l’oceano, la montagna sacra, quel luogo dove l’odio scomparirà per fare posto all’amicizia ed alla fratellanza.
Essere qualcuno, riuscire, formare una famiglia, studiare, coltivare le proprie amicizie e participare a questa società mobile e mutevole, non é facile. Ce lo dimostra la grande quantità di persone toccate nel cervello o nevrotiche in quella che noi chiamiamo «normalità» o vita reale.
Cosi’, alla fine del cammino, credo che la lotta aspetti, più forte di prima per ritornare ai deliri o persi sui cammini per sempre.
E’ curioso che la competizione come spettacolo consista nel correre più forte, saltare più alto, sollevare più peso o lanciarlo più lontano. E’ probabile che il nostro animo infantile sia intrattenuto con queste prodezze come se il tempo e la distanza non avessero che il solo valore del loro peso o della loro velocità.
Se possiamo misurarli, allora hanno un valore. Altrimenti no? .
E’ come se si discutesse sul valore dell’amore o della libertà…non hanno prezzo… Si legge molto poco, si scrive male, molte poche idee e troppe opinioni.
Niente sfumature nei discorsi, niente ascolto, troppi dogmi e verità non dimostrate.
Ed il mio spirito è  più lento del mio cervello. 
Il nomade d’altri tempi,  attraversava le contrade con la lentezza dei pianeti, aveva il tempo per mangiare, dormire, discutere in ogni villaggio, in ogni feudo. 
Il cammino porta lontano e se un giorno lo farò, lo ricorderanno bene i miei piedi indolenziti. (Ma questa per me, oramai, è una utopia ed è per questo che scrivo del cammino di vita).
Ma in quella calma andatura, in quel paesaggio di rocce, pietre, campi, passo a passo, credo si ritrovi la libertà.
Anche se dipendenti da un sistema tecnologico, da una automobile e dagli interruttori che fanno funzionare tutto, il camminare é la liberazione dalle strutture societarie moderne. 
Quando il treno si prepara a partire, sappiamo che questo dipende da un complesso di fattori interconnessi, elettricità, coordinazione umana, binari ferroviari, segnaletica, motori... Là lo spirito umano si sente piccolo, non può comprendere tutto il processo né padroneggiarlo, lo subisce.
Invece, io camminerò ed é fatta ! Tutto li, tutto qui. Mi fermo, bevo, faccio pausa e stiracchio i piedi, i muscoli, le braccia…peso.
Il sacco pesa, anche scegliendo la semplicità estrema.

Quando ho organizzato una partenza, con in consigli di Silvana che mi dava il peso delle singole cose, o Edo, che è bravissimo per i collegamenti... "conviene Londra e prendere coincidenza per Biarritz, si il bus per Roncisvalle ma se non vuoi aspettare, un po di pellegrini insieme e si va in taxi " il peso mi faceva paura pieno di frivolezze di cui non si può fare a meno.
E sapevo che caricarlo troppo e provare é diverso dal portarlo ogni giorno.
Si, so tutto come se lo avessi fatto... (ma poi penso, è una vita che lo faccio!) ma il percorso interiore in me.. a cosa avrebbe condotto?  Il peso, il sacco, lo zaino all'inizio è pesante, ed è incerto portarlo...dopo due o tre giorni e con le prime bolle ai piedi, so che si impara a scaricarsi del peso superfluo :  Qual’é il giusto mezzo, la scelta giusta?
Lo zaino più o meno pieno, più o meno vuoto simboleggia la sofferenza inevitabile perché troppo pieno o troppo vuoto prefigura il surplus o il deficit, due facce della stessa medaglia.
Vorrei dire che bisogna accettare il peso che si porta.
Che poi è in effetti il peso esatto delle nostre paure meno le nostre sicurezze. Accettarne il peso significa accettare il carico dei nostri condizionamenti, primo passo per potere camminare più leggeri. " Solo tu puoi portare il tuo sacco, un altro sacco più leggero sarebbe fasullo perché il sacco é la trasfigurazione del tuo spirito.
E’ lui che lo pesa, che lo soffre, che se ne libera, anche. Pesa lo spirito?"
Ogni camminante, nella sua andatura, resta fedele al suo carattere. Un punto non ha dimensione, ed anche la linea non ne ha, perché serve una terza dimensione. 
Tutti nel cammino siamo dei punti o delle linee,  ma so che a tutti è apparsa una terza dimensione  il punto e le linea diventano piano, sfera, cerchio: amicizia, affetto, amore…
Ed in questa multi-dimensionalità c’é anche il passato ed il futuro. Si viene da un posto (da dove vieni ?) e si va verso un altro (dove vai ?). Noi siamo una inerzia del passato ed una proiezione verso il futuro, anche se l’inerzia e la proiezione sono in fondo due lati della stessa cosa. Ma se si potesse risolvere il passato e demistificare il futuro, si potrebbe riconoscere il punto in cui siamo, che si chiama qui ed ora. Noi potremmo vivere l’istante in cui il camminare fa il cammino. Tu incontri l’altro quando sei capace di fermarti al momento presente.
Il cammino può seguire una linea dritta o perdersi in un labirinto, dei meandri che vanno e vengono senza un senso reale. Come nelle ragnatele, nei miraggi e nelle illusioni del cammino si fanno intrappolare le personalità immature, i sogni distrutti dalla durezza del mondo.

Sul cammino ci sono dei salvatori e delle vittime, dei templari fantasiosi, delle arpie hospitaliere, dei bonzi del bordone e dei cammini, dei fissati per il cammino.
E’ cosi’, ognuno con la sua pazzia ed ognuno con la sua specificità, leggeri o gravi.
Come se, tra tutti, ci si mettesse d’accordo, tacitamente, per interpretare ciascuno un ruolo. Tu il pellegrino, io l’hospitalero, tu lo straniero ed io l’abitante.
Ogni personaggio che si incontra sul cammino é una opportunità da prendere per scoprire il nostro proprio personaggio, la nostra propria pazzia, la nostra finzione di vita, e cosi’, trovare una via d’uscita verso la saggezza.

Presenza.
Dal cammino sgorgano molte cose, il pianto ma anche l’allegria ed il canto.

La presenza della natura fa percepire una cosa cosi’ evidente: che tu fai parte della vita.
 Una cosa cosi’ semplice e nello stesso tempo cosi’ profonda.
Ed allora si puo’ cantare, sorridere, essere felici, aprirsi…
Sgorgano pure vecchi pesi, rimorsi, fallimenti e sconfitte, perché il passato cosi’ presente trova delle fessure per uscire e poter essere risolto, infine, forse... le cose che si sono represse o negate risorgono, si puo’ adesso gettarle via nel vento perché le cancelli senza riserve in questa luce cosi’ forte di questa natura cosi’ grande che circonda il cammino di ognuno di noi, e le piccole cose mi sembreranno cosi’ piccole e cosi’ meschine e cosi’ ridicole.
E sorgono le speranze, le nostre illusioni ed i nostri desideri. Appare la tentazione di riempire un vuoto vitale presente che non é un vuoto, ma una crepa dell’anima che l'ego non sopporta più.

E il desiderio si nutre dell'insoddisfazione ed a questa ritorna in modo irrimediabile. Nello stesso modo in cui il cammino  insegna a camminare con i nostri due piedi, a sopportare le  carenze, cosi’ il vuoto della nostra vita non può essere sostenuto che dalla presenza altrui, dalla loro amicizia, dalla loro compassione, dal loro ascoltarci, dal loro appoggio, dalla loro simpatia.
"I segnali.
Dice il poeta che si fà il cammino andando. Il cammino si fà con ogni passo, dandogli un senso. Resta chiaro che il cammino di terra é una circostanza; l’altro cammino, quello interiore, si fa anche lui a ogni passo. Ed ogni passo ti avvicina o ti allontana dal tuo destino, perché non sempre posiamo bene i nostri piedi. Ci sono dei posti del cammino dove ci si perde ed altri dove ci si ritrova. Chiaro che questo, nel nostro cammino interiore, dipende dai nostri punti deboli, dai nostri complessi, dalla nostra coscienza che va e viene, dall’armatura che ci siamo costruiti un giorno. Ma attenzione! C’é anche il cammino esteriore. Esiste Santiago, un punto d’arrivo, esistono i differenti punti di partenza. Esistono i rifugi e le frecce gialle e gli amici del cammino che le tracciano. Grazie a tutto questo, si puo’ camminare. Il cammino non sarebbe lo stesso senza le leggende dei pellegrini, i lupi ed i briganti…ed anche i miracoli e le furbizie. Questo cammino che fu passaggio di genti dei differenti popoli, questo cammino che costrui’ villaggi, trasformo’ culture, questo cammino é qui...
" Flavio.
       
 C'è quella bellissima frase,che i "pellegrinipersempre" conoscono bene,presa dal libro di Davide Gandini, Il pellegrino è colui che cerca,accettando l'incalcolabile rischio di trovare veramente.
Perchè trovare significa non essere più quello che si era prima.E' cambiare. E' morire per rinascere a nuova vita. Il "Camino" non è un'impresa eroica o una vacanza alternativa è un pellegrinaggio di fede per molti, ma per me credo sarà un cammino spirituale... ma bisogna farlo... lui forse mi chiarirà.

Questo è il mio ultimo scritto, mi piace lasciare con questo post che comprende, anche se in metafora, il mio cammino nella blogsfera che come nella vita, a volte, mi ha riservato profondi dispiaceri, grandi gioie, profonde amicizie .

26 gen 2018

Le grand chic

Sono stata invitata da Chicchina a ricordare Audrey Hepburn a 25 anni della sua scomparsa, lo faccio con piacere anche se trovo difficile pensare che lei non sia presente in un angolo della mia esistenza che appartiene all'eleganza.
I ricordi personali sono quelli legati ad un abito da sera; fu un atelier di Chiaramonte Gulfi, a confezionarlo, era in faille color brina, e omaggiava il ballo del film Sabrina. Ero magrissima e ricordo con piacere uno dei pochi complimenti ricevuti da chi avrebbe dovuto accompagnarmi nel cammino della vita: avevo un pull a trecce nero  un pantalone aderente e le mie immancabili ballerine Chanel, : Hai l'eleganza della Hepburn.
Non si può ricordare questa enorme icona di stile, fra l'altro ricordata del mio post, poco tempo fa Essenza dello stile, senza collegarla a Givency.
Hubert de Givency amava il nero, le donne, Parigi, la semplicità le linee pulite, la lealtà. E le amicizie che durano tutta una vita, come quella con Audrey Hepburn, una signora talmente speciale che è difficile a raccontarla a parole..

Bisogna ricordarla tramite immagini . Lei ed un tubino nero ed un largo cappello, un abito bianco da principessa, un pull a maxi trecce con un paio di pantaloni corti e sottili, una tiara di cristalli e un vestito da mille ed una notte leggero come una piuma.
ma anche così e la sua generosità
o così meravigliosa nel suo ultimo periodo.

Nel post l'Essenza dello stile,

semplicemente così.
A Roma superando Piazza Colonna, su Via del Corso, verso Piazza Venezia, sulla sinistra di è una stradina che percorsa tutta sbuca a Fontana di Trevi, E' la stradina del sogno "Romano",  la stradina che ti catapulta nella dolce vita, ed è li, che spesso andavo ad ammirare i divi. Le molte bancarelle sono piene di foto e di poster di scene di film, ed è li che ho comperato questa
 Che insieme a quest'altra ho fatto incorniciare e sistemare in un piccolo boudoir della casa che abitavo a via Sistina.
Questa è un fuori scena, durante la lavorazione del film Guerra e Pace, ed è una foto che racchiude due tipi di bellezza, quella eterea elegante e quella prorompente, tanta, e sensuale della Ekberg, Insieme sono la Roma di Vacanze Romane e della Dolce Vita.
La sua è stata una eleganza di vita, una icona di stile con umanità ed altruismo propri dei grandi.




beppe costa: lo sai, musica:

un pomeriggio a Catania






Tutti latinisti 2?

Ex Libris di Strega Gingi
Vengo a scrivere, quello che mi fa piacere, cerco di postare argomenti, senza che siano pesanti, ma che appartengono alla nostra società e alla sua storia e sopratutto ai miei interessi, che sono i più disparati.
Mi conforta il fatto che più sono visitata, meno commenti trovo, vuol dire che faccio pensare? e che è impegnativo commentare?
Mi è venuto spontaneo ricordare due "Uomini" Berlinguer ed Almirante, ero ragazzina quando questo ultimo in un comizio a Piazza del Popolo (stracolma) ed in una tribuna elettorale poi, disse: Vi è il silenzio nella stampa, ma le piazze mi confortano.
Il giorno che ho postato tutti latinisti, le visite nel pomeriggio erano 286  e nessun commento, il mattino successivo erano diventate  334, il giorno seguente 94 ed oggi siamo già a 128.  Ma la mia media è difficile che scenda sotto le ottanta visite, anche quando sono stata forzatamente lontana.
Navigo e ci sono gotha del web, con articoli di storia e politica magistrali, altri con considerazioni sulla vita, società e sentimenti, degni di un luminare di psicologia.... commenti : Zero.
Questo mi fa pensare che il mio povero blog... sta diventando importante? poichè quando la media delle visite era 40 o 50 al giorno i commenti erano una trentina.
Ma andiamo avanti, ed a proposito dell'amicizia, 
Sed hoc primum sentio, nisi in bonis amicitiam esse non posse.
"Prima di tutto penso che non possa esistere amicizia se non fra i buoni." questa la traduzione della frase di Cicerone.
Frase che sento mia, dal momento che nessun amico mi è stato vicino debbo presumere che nessuno è buono ? Ho chiesto aiuto, solo come comprensione, ma tutti, proprio tutti, ( esclusa qualche amica virtuale), hanno risposto scaricandomi addosso problemi e malattie.  
 Mi sono sentita un'ombra al buio. 
Non vi nascondo che ho avuto una grande delusione, e la sensazione di essere stata usata, credetemi, è sgradevole.
Sono stata ammirata, emulata, considerata, gratificata nel lavoro ma, mai amata per quello che sono. 
Allora  prendo Catullo per la manina, occhiali, cd di musica classica e vado nella dormeuse in salotto, apro il condizionatore e mi immergo nel latino.
Questo è un latino antico, non il nostro di adesso, ma quello di Catullo, è semplice, vivace, comunicativo, dall'espressione immediata, ingenuo ed appassionato, con un linguaggio  che sfida ogni pudore e prudenza.
Inutile riportare versi e traduzione, vi sono in internet pagine e pagine, in cui è possibile apprezzare il suo semplice eros.
Allora continuo con quanto  abbiamo nel nostro bagaglio di latino.
In una società tecnologica avanzatissima, che trapianta di tutto, che modifica gli organismi, che crea la vita....o peggio la clona a che serve il latino?
E faccio un altra domanda, a che serve Mozart, a cosa servono Tiziano e Shakepeare? e noi italiani siamo i meno qualificati a parlare della sua inutilità, dal momento che la maggior parte delle nostre parole derivano dal latino.

  1. deficit (Credo che di questi tempi sia parola conosciuta a tutti)
  2. delirium tremens ( grave psicosi in cui cadono gli alcolizzati cronici)
  3. Deo gratias
  4. desiderata
  5. do ut des
  6. et cétera (eccetera in italiano)
  7. errare humanum est
  8. errata corrige ( nessuno è perfetto e anche gli stampatori di libri !)
  9. est modus in rebus
  10. ex aequo 
  11. excelsior
  12. ex libris ( dai libri di Tizio, Caio, o anche di Strega)
  13. extra moenia, o intra moenia, noto nell'ambiente medico per una riforma fatta.
  14. ex voto
  15. faxsimile
  16. festina lente (affrettati lentamente)
  17. forma mentis
  18. gratis
  19. grosso modo
  20. gratia
  21. habemus pontificem (et nunc abemus binum!) ;-)
  22. habitat
  23. habitus
  24. herpes
  25. homo novus
  26. honoris causa
  27. humus
  28. ictus
  29. idem
  30. imprimatur
  31. in camera caritatis
  32. incipit
  33. in extremis
  34. in pectore
  35. intelligenti pauca
  36. interim
  37. interiora
  38. in vino veritas
  39. ipso facto
  40. item
  41. iter
juventus... e con quest'ultima mi fermo.
Sono milanista, non mi chiedete perché, la squadra del cuore è come l'amore nasce da ragazzini non si sa come, ed essendo un amore unilaterale.... dura per tutta la vita
Alla prossima


18 gen 2018

Le mie "grandi" donne campana...del mondo


Avevo anche una piccola collezione di campanelle, da quelle di cristallo a quella di Delft regalatami da mio figlio Matteo, dopo il suo primo viaggio ad Amsterdan. Durante il tempo che ci è donato vivere perdiamo molte cose, e passo dopo passo ne aggiungiamo altre che vanno a fare compagnia ad oggetti che in maniera misteriosa rimangono con noi, Come diceva uno dei presocratici, hanno un'anima e ci seguono lungo il cammino,
Stamani mi serve un documento, attraverso la sala per andare verso lo scrittoio e i miei occhi si posano su tre campanelle ancora con me, le donne campana, ed è un caso che i rintocchi arrivino dalla Francia? dall' America latina con le sue maracas? e dall'India?
Mi siedo in soggiorno, riprendo in mano un lavoretto, e la mente viaggia, si le campane sono la sintesi, l'essenziale che è con me,
La campana francese, oltre ad un sentimento d'amore per molti dei suoi luoghi e bellissimi ricordi di giovinezza, mi dice libertà fraternità uguaglianza (e su questa ultima parola debbo ancora lavorare molto), la campana brasiliana mi riporta al ballo carnascialesco della vita, ma anche alla sua danza e alla musica, mentre la donna indiana suona un semplice rintocco di mistero e filosofie.Tutte e tre parlano di stile, costume, moda, la passione della mia vita.

Siamo soliti non dare valore a cose che facciamo tutti i giorni, ma sono queste le cose che trasformano noi e stanno trasformando il mondo che ci circonda.

15 gen 2018

Regali dal web





 
Dalla mia vecchia casa
A margine
Sto qui sul confine tra lettura e comprensione
privata.
Non è detto che la visione dal margine sia
meno profonda.
Da dove viene la musica sottile che hai lasciato
sull’uscio della tua scrittura?
L’immagine , la stanza
la tenda,
la vita
non sono lì per caso.
Non traduci
non traduco
i margini son fatti per
sfiorarsi,
gli alfabeti sono andati altrove
qui solo emozioni.(E.R)

E se non ci fosse stato il web, queste emozioni 
sarebbero esistite?

5 gen 2018

Buoni Propositi

Dall'epistolario di Franz Kafka per dire che oggi sarà dedicato alla lettura di voi, sono curiosa di vedere quanto ho perso in questo lungo periodo...