17 set 2014

Verso il mare della dimenticanza - Brodskij



Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole,
no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com’è strano, per me, scriverti di nuovo,
com’è bizzarro rivivere un addio…)
Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio

Che vuoi che sia se non potrai vedere come qui ritorna primavera

mentre un uccello scuro ricomincia a frequentare questi rami,

proprio quando il vento riappare tra i lampioni, sotto i quali passavi in solitudine.

Torna anche il giorno e con lui il silenzio del tuo amore.

Io sono qui, ancora a passare le ore in quel luogo chiaro che ti vide amare e soffrire…

Difendo in me il ricordo del tuo volto, così inquietamente vinto;

so bene quanto questo ti sia indifferente, e non per cattiveria, bensì solo per la tenerezza

della tua solitudine, per la tua coriacea fermezza,

per il tuo imbarazzo, per quella tua silenziosa gioventù che non perdona.

Tutto quello che valichi e rimuovi

tutto quello che lambisci e poi nascondi,

tutto quello che è stato e ancora è, tutto quello che cancellerai in un colpo

di sera, di mattina, d’inverno, d’estate o a primavera

o sugli spenti prati autunnali – tutto resterà sempre con me.

Io accolgo il tuo regalo, il tuo mai spedito, leggero regalo,
un semplice peccato rimosso che permette però alla mia vita di aprirsi in centinaia di varchi,

sull’amicizia che hai voluto concedermi
e che ti restituisco affinché tu non abbia a perderti.

Arrivederci, o magari addio.
Lìbrati, impossèssati del cielo con le ali del silenzio
oppure conquista, con il vascello dell’oblio, il vasto mare della dimenticanza.
 (Josif Aleksandrovič Brodskij )


5 set 2014

L'Italiano che simpaticone!

Stavamo parlando della lingua italiana... e prima di cominciare con la grammatica, per capire che è una simpaticona e che bisogna conoscere le regole, ma applicarle in maniera leggera , perché con l'ortodossia si cade spesso in grandi errori, se non di scrittura spesso di concetto.
Premesso che la trasformazione dal latino al volgare attraverso la lingua parlata ha la sua prima testimonianza scritta in un documento notarile del sud Italia, Premesso che la prima scuola poetica in volgare è nata e proliferata nella mia amatissima isola: la Sicilia, alla corte di Federico II di Svevia.
Come figlia non degna di rappresentare il colto Sud, mi arrabatterò fra aneddoti e regole, io mi diverto spero sia così anche per voi.
Per dipingere bisogna conoscere i colori, per suonare le note, per scrivere le parole.
Un aneddoto racconta della risposta di Théophile Gautier alla domanda di Baudelaire che gli chiedeva "come fate a scrivere così bene?" e lui "ho studiato molto il vocabolario".
Anatole France diceva che la sua lettura è una delle avventure più eccitanti per la nostra fantasia.
Il vocabolario contiene l'universo, ogni parola costituisce un mondo  a sé stante, riflette una storia una conquista del pensiero.
Più che alle storie bisognerebbe indirizzare i ragazzi al dizionario : uno scrigno discreto che contiene dalla A alla Z la nostra sterminata ignoranza.
Siamo orgogliosi di avere libertà di parola, ma come è possibile esercitarla se ne conosciamo così poche?
Gabriele D'annunzio passava giorni a studiare il vocabolario, in particolare l'etimologia, e per chi scrive è utile come al medico la composizione di una medicina.
Tutte le parole hanno una sorgente ed un percorso, cioè etimologia e semantica.
mi meraviglio come a distanza di tanti anni gli insegnamenti di Maria Luisa Spaziani, per la filologia romanza e letteratura francese possano essere così nitidi nella mia memoria, ma in quegli anni accademici ho avuto la fortuna di avere come docenti colossi della cultura internazionale e certe emozioni ed amori non si scordano.
Chi usa senza conoscerne l'origine, la parola può fare brutti scherzi.
Per esempio repubblica popolare democratica  e come dire regno monarchico, acqua idraulica, ghiaccio gelato e chiunque scrivesse con questa tautologia sarebbe considerato un pazzo, chi invece scrive repubblica democratica popolare no.
Chi non legge il vocabolario può pensare che equino ed equinozio derivino dalla medesima parola latina. E poi le regole sugli accrescitivi...
se salone è una sala grande, ciò non vuol dire che mattone derivi da matto, bottone da botte, burrone da burro.
Rubinetto non è in piccolo rubino e brigantino non è un brigante giovane e la focaccia non va scambiata per una foca di facili costumi....
La nostra lingua è piena di trabocchetti, per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani che non la studiano mai.
Fine del primo capitolino,
grande errore, perchè in italiano il diminutivo di capitolo non esiste, (si dice un breve capitolo) e capitolino è l'italiano cittadino della capitale o un oggetto appartenente alla tradizione e cultura romana.