26 lug 2012

CHATEAU D'IF

Foto Strega Chateau D'IF Marsiglia
Avvicinandomi ho perso la visione d'insieme, non sapevo se il mio sguardo si posava su un'isola o un castello, certamente persa fra memorie, letture e l'arte in movimento mi sono resa conto che non vi é un isola ed uno Chateau ma esiste questo posto sull'isola D'IF che sembra essere nato insieme ad essa.
Nel 1500 Francesco I fa costruire una fortezza ed il castello diventa subito leggendario,  per i suoi famosi prigionieri sia reali ( un rinoceronte immortalato da Dµrer) che immaginari come quel Edmond Dantés  che Dumas fece diventare il più simpatico ed ammirato vendicatore mai esistito, 
Il conte di Montecristo.
La prima versione cinematografica appartiene al periodo di fine guerra, io appena bimba negli anni '50, per tutte le sere in cui la pellicola é stata in programmazione non mi perdevo una sola scena.
Fra le tante fortune della mia prima parte di vita vi era l'antica  casa barocca, e da una stanza attraverso un terrazzino una porta dava nel palco riservato.di quel posto che era diventato cinema.
Il nonno aveva comprato il vecchio teatro costruito dopo il terremoto del 1693 insiema ad il palazzo confinante dove erano andati ad abitare lasciando la bellissima Ibla.
Adesso appartiene tutto alla Regione,  ed anche li, non sono più andata in rispetto della mia memoria....ricordo ancora  i grandi balconi di pietra a nella facciata nicchie con busti di musicisti....    allora quel lungo balcone di pietra era orribile, non mi faceva vedere nulla, ma trascorrevo molto tempo nella zona che era diventata  cinema....attraversavo la cucina con un immenso forno e una lunga parete con tanti fornelli fra  mattoni colorati  e zeppa di pentole di rame che mi faceva sentire piccola piccola.....
Ma questa é un'altra storia, quella di una bimba che conosceva a memoria battute dei capolavori e dei colossal  del periodo d'oro del cinema mondiale ... e sapeva le notizie per il FilmLuce che si dava alla fine di ogni proiezione. 
Bimba innamorata di Edmond Dantés, allora impersonato da un attore, solito ad interpretrazioni da seduttore ed amante galante del cinema francese dell'epoca, ricordo la prima parte del film, quando  Dantés accusato ingiustamente viene rinchiuso a vita nello Chateau d'If, e li, ignaro del tempo, senza alcuna speranza, sente dei leggeri colpi nel muro.... le spesse pietre lo avvisano che non é solo e che qualcuno si sta mettendo in contatto con lui.
Era un vecchio, che scavava da anni ;  stasera rivedo la cella e le affascinanti scritte, i segni di astronomia, calcoli di lune, mappe,  quel meraviglioso vecchio sapeva perfettamente che giorno fosse, ed aveva progettato tutto affinché la sua conoscenza e il tesoro che aveva ben conservato potesse passarlo dando il testimone alla sua morte,  a chi avrebbe trovato dopo tanti  anni di scavo.
L'abate Faria ( personaggio realmente esistito da cui ha preso l'avvio il romanzo) muore e rivelati i suoi segreti si fa sostituire nel sacco che sarà gettato in mare e Dantés nuoterà in questo mare azzurro abbandonando le meravigliose pietre....
Foto Strega Marsiglia 2012
Con il suo ambiente e la sua architettura perfetti ancora oggi, famoso in tutto il mondo é veramente un luogo eccezionale del Mediterraneo.
Il festival del teatro ad Avignone, uno spettacolo in particolare ANA NON di Gomez- Arcos mi hanno riportato al cammino, Cercavo la mia strada ma da adesso non la cerchero più, questi giorni, insieme ad altre esperienze mi hanno fatto capire che il mio amore per tutto deve solo inseguire le emozioni del momento, non posso imbrigliare la mia mente e percepisco che la mia  strada é il percorso e non la meta.


Si dice che per conoscere un luogo bisogna avere come guida la gente... e la guida che ho, ma anche quella che ho trovato in un vecchio negozio vicino al porto vecchio, non appartiene  alle guide turistiche ma a quelle del racconto, ed  ciascuno racconta il proprio quartiere.
Conoscere marsiglia significa percorrerla a piedi, pezzo per pezzo, quartiere per quartiere, e si vede tangibile che ciascuno ha la propria storia
i suoi propri spazi, la sua singolare popolazione.
Vi sono dei quartieri interi che non vedono il mare, altri che lo immaginano, altri ancora che sono con i piedi nell'acqua.
Questo magnifico palco, bello anche per l'idea d'antan che trasmette,  vedeva tutti la domenica, ad ascoltare musica che univa enormi diversità e molte etnie.
Dans chaque village qui fait Marseille bat le coeur d'un italien, d'un Armenien, d'un Comorien, d'un Asiatique, d'un Arabe, d'un Pied-Noir,d'un Senegalaise, d'un Grec... Ils viennent aussi des Alpes,du Gard, de Paris ou de Corse, ils sont aussi nés au coin de la rue.
Tous sont fiers d'ètre marsellais ,
fier de  leur ville rebelle
qui traine malheruresement comme un boulet sa mauvaise réputation
saleté grand banditisme, paresse, galéjade et manque de sérieux!
Et ce sont eux tous qui font l'histoire marseillaise et ses tradition.


13 lug 2012

Il cammino, lo fai da turista o pellegrino ?

Sono trascorsi quattro anni, ricordo ancora l'accoglienza serena ed entusiasta di tutti, la condivisione di esperienze, i consigli di chi è pellegrino, ed impega ogni giorno libero al fascino del cammino.
Silvana, Edo, Sylvie, Francisca, Emanuela, Patrizia, Carla, Cristiano, Gianfranco, Lucio..  e tutti gli altri da allora ad ora hanno tanto nel loro bagaglio, amica di molti non solo virtuale.
Gianfranco mi contattò sul sito, era da poco venuto in Sicilia, la aveva attraversata in un giorno caldo e afoso; aereoporto di Catania, bus verso il suo cuore, mi scrisse che aveva negli occhi il giallo del grano, un azzurro mai visto del cielo, e chilometri di muretti a limitare di latifondi.I latifondi dell'anima, risposi.
Poco dopo partì per Santiago, lunghe tappe, e la sera mi inviava foto, ed il suo meraviglioso sorriso, quello di chi fa un persorso interiore,e insieme alle lacrime liberatorie del silenzio e della fatica arriva in profondo.
Come profondo il feeling che si creò e che ancora dura.
Lui di Gradisca, quindi austriaco, viveva in quella parte del Piemonte che conosce la dolcezza del francese, Appena potè si imbarcò da Genova per Palermo.
Ci siamo sentiti eterni e piccoli al cospetto dei templi della mia Sicilia, condiviso un sorso di vino dal giardino affacciato sulla conca d'oro,  preso una granita all'ombra di antiche pietre barocche, gustato una zuppa di pesce in Ortigia, e quando stanchi e con gli occhi pieni di eterna bellezza non volevamo andare lontano Aluntium ci ospitava fra le sue antiche chiese e la terrazza sul panorama che abbraccia le isole.
I giorni passano in fretta, lui ha raggiunto la moglie che aveva preferito la calabria dove andava con la madre da sempre, ed insieme sono rientrati a casa.
A me ha lasciato il tarlo del Cammino.
i pellegrinipersempre hanno affinato la sensibilità nei lunghi silenzi mentre i secondi scanditi dai propri passi portano a ascoltare il mistero di se e dei luoghi
Nato vicino al confine austriaco vive vicino al confine francese, e adesso mi piace ricordare come, nel dopo, abbiamo camminato fra boschi e Certose  e guardavamo insieme lui con la sua cultura e i suoi pochi anni, io con la mia sicilianità la maestà e l'orgoglio del centocinquantesimo.
Ho sempre rimandato il cammino, per la salute, per l'età, per la mancanza di allenamento, ma la verità è che i miei tempi sono lunghi e il mio saturno astrale influisce anche sul mio costante pensiero : " c'è tempo". come se fossi immortale.
Ho studiato un po’ di storia medievale ed ho letto racconti e leggende sui cammini: alcuni belli e toccanti, altri impregnati di estasi e beatitudini e luce dall'alto e dal basso da non poterne più.
Ma posso scrivere di piccole cose sia che mi senta pellegrina, camminante o turista.
Non posso parlare di grande spiritualità, ma posso descrivere i sentimenti semplici che ritmano la vita di ogni giorno , le abitudini , come alzarsi e vestirsi al mattino, infilare gli scarponi, prendere lo zaino in spalla e cominciare a camminare
Il cammino é in realtà e il cammino di ciascuno di noi. Passo dopo passo, si segue freccia e conchiglia va diritto, talvolta, o serpenteggia, sale e scende, si fà rischioso o facile. 
E' anche la bilancia tra le  aspettative e la realtà, tra il desiderio, la voglia e la  resistenza fisica e mentale, tra l’incognita dell’inizio  e la gioia della fine, Ad ogni passo immagino il dialogo fra il mondo è l'io, il fondersi del corpo e lo spirito.
Le irregolarità del cammino credo si risolvano nel cuore. Il suo battito  si fonde, danza con il passo.
Non sono forse i piedi e le gambe che fanno battere più o meno forte il nostro cuore? E’ per questo che c’é un cuore fisico e uno psichico e uno spirituale: chi lo sa ? Puo’ darsi che é per questo che non bisogna confondere la fatica delle gambe e quella dello spirito.
E’ il cuore che cammina. 
Se il cammino non ha cuore, tutto diventa solo una passeggiata, un viaggio turistico.
Bisogna poi leggere il cammino con gli occhi del cuore per scoprire bugie ed illusioni... e il nostro io deve sempre mantenere la direzione
scelta marciando verso lo scopo, che sia la tomba, la chiesa, l’oceano, la montagna sacra, quel luogo dove l’odio scomparirà per fare posto all’amicizia ed alla fratellanza.
Essere qualcuno, riuscire, formare una famiglia, studiare, coltivare le proprie amicizie e participare a questa società mobile e mutevole, non é facile. Ce lo dimostra la grande quantità di persone toccate nel cervello o nevrotiche in quella che noi chiamiamo «normalità» o vita reale.
Cosi’, alla fine del cammino, credo che la lotta aspetti, più forte di prima per ritornare ai deliri o persi sui cammini per sempre.
Ci sono i bulimici dei kilometri. E voi oggi quanti km avete fatto?
E’ curioso che la competizione come spettacolo consista nel correre più forte, saltare più alto, sollevare più peso o lanciarlo più lontano. E’ probabile che il nostro animo infantile sia intrattenuto con queste prodezze come se il tempo e la distanza non avessero che il solo valore del loro peso o della loro velocità.
Se possiamo misurarli, allora hanno un valore. Altrimenti no? .
E’ come se si discutesse sul valore dell’amore o della libertà…non hanno prezzo… Si legge molto poco, si scrive male, molte poche idee e troppe opinioni.
Niente sfumature nei discorsi, niente ascolto, troppi dogmi e verità non dimostrate.
Ed il mio spirito è  più lento del mio cervello. Il nomade d’altri tempi,  attraversava le contrade con la lentezza dei pianeti, aveva il tempo per mangiare, dormire, discutere in ogni villaggio, in ogni feudo. 
Il cammino porta lontano e se un giorno lo farò, lo ricorderanno bene i miei piedi indolenziti.
Ma in quella calma andatura, in quel paesaggio di rocce, pietre, campi, passo a passo, credo si ritrovi la libertà.
Anche se dipendenti da un sistema tecnologico, da una automobile e dagli interruttori che fanno funzionare tutto, il camminare é la liberazione dalle strutture societarie moderne. 
Quando il treno si prepara a partire, sappiamo che questo dipende da un complesso di fattori interconnessi, elettricità, coordinazione umana, binari ferroviari, segnaletica, motori... Là lo spirito umano si sente piccolo, non puo’ comprendere tutto il processo né padroneggiarlo, lo subisce.
Invece, io camminerò ed é fatta ! Tutto li, tutto qui. Mi fermo, bevo, faccio pausa e stiracchio i piedi, i muscoli, le braccia…peso.
Il sacco pesa, anche scegliendo la semplicità estrema.

Quando ho organizzavo una partenza, con in consigli di Silvana che mi dava il peso delle singole cose, o Edo, che è bravissimo per i collegamenti... "conviene Londra e prendere coincidenza per Biarritz, si il bus per Roncisvalle ma se non vuoi aspettare, un po di pellegrini insieme e si va in taxi " il peso mi faceva paura pieno di frivolezze di cui non si puo’ fare a meno.
E sapevo che caricarlo troppo e provare é diverso dal portarlo ogni giorno.
Si, so tutto come se lo avessi fatto... ma il percorso interiore in me.. a cosa avrebbe condotto?  Il peso, il sacco, lo zaino all'inizio è pesante, ed è incerto portarlo...dopo due o tre giorni e con le prime bolle ai piedi, so che si impara a scaricarsi del peso superfluo :  Qual’é il giusto mezzo, la scelta giusta?
Lo zaino più o meno pieno, più o meno vuoto simboleggia la sofferenza inevitabile perché troppo pieno o troppo vuoto prefigura il surplus o il deficit, due facce della stessa medaglia.
Vorrei dire che bisogna accettare il peso che si porta.
Che poi è in effetti il peso esatto delle nostre paure meno le nostre sicurezze. Accettarne il peso significa accettare il carico dei nostri condizionamenti, primo passo per potere camminare più leggeri. " Solo tu puoi portare il tuo sacco, un altro sacco più leggero sarebbe fasullo perché il sacco é la trasfigurazione del tuo spirito.
E’ lui che lo pesa, che lo soffre, che se ne libera, anche. Pesa lo spirito?"
Ogni camminante, nella sua andatura, resta fedele al suo carattere. Un punto non ha dimensione, ed anche la linea non ne ha, perché serve una terza dimensione. 
Tutti nel cammino siamo dei punti o delle linee,  ma so che a tutti è apparsa una terza dimensione  il punto e le linea diventano piano, sfera, cerchio: amicizia, affetto, amore…
Ed in questa multi-dimensionalità c’é anche il passato ed il futuro. Si viene da un posto (da dove vieni ?) e si va verso un altro (dove vai ?). Noi siamo una inerzia del passato ed una proiezione verso il futuro, anche se l’inerzia e la proiezione sono in fondo due lati della stessa cosa. Ma se si potesse risolvere il passato e demistificare il futuro, si potrebbe riconoscere il punto in cui siamo, che si chiama qui ed ora. Noi potremmo vivere l’istante in cui il camminare fa il cammino. Tu incontri l’altro quando sei capace di fermarti al momento presente.
Il cammino puo’ seguire una linea dritta o perdersi in un labirinto, dei meandri che vanno e vengono senza un senso reale. Come nelle ragnatele, nei miraggi e nelle illusioni del cammino si fanno intrappolare le personalità immature, i sogni distrutti dalla durezza del mondo.

Sul cammino ci sono dei salvatori e delle vittime, dei templari fantasiosi, delle arpie hospitaliere, dei bonzi del bordone e dei cammini, dei fissati per il cammino.
E’ cosi’, ognuno con la sua pazzia ed ognuno con la sua specificità, leggeri o gravi.
Come se, tra tutti, ci si mettesse d’accordo, tacitamente, per interpretare ciascuno un ruolo. Tu il pellegrino, io l’hospitalero, tu lo straniero ed io l’abitante.
Ogni personaggio che si incontra sul cammino é una opportunità da prendere per scoprire il nostro proprio personaggio, la nostra propria pazzia, la nostra finzione di vita, e cosi’, trovare una via d’uscita verso la saggezza.

Presenza.
Dal cammino sgorgano molte cose, il pianto ma anche l’allegria ed il canto.

La presenza della natura fa percepire una cosa cosi’ evidente: che tu fai parte della vita.
 Una cosa cosi’ semplice e nello stesso tempo cosi’ profonda.
Ed allora si puo’ cantare, sorridere, essere felici, aprirsi…
Sgorgano pure vecchi pesi, rimorsi, fallimenti e sconfitte, perché il passato cosi’ presente trova delle fessure per uscire e poter essere risolto, infine, forse... le cose che si sono represse o negate risorgono, si puo’ adesso gettarle via nel vento perché le cancelli senza riserve in questa luce cosi’ forte di questa natura cosi’ grande che circonda il cammino di ognuno di noi, e le piccole cose mi sembreranno cosi’ piccole e cosi’ meschine e cosi’ ridicole.
E sorgono le speranze, le nostre illusioni ed i nostri desideri. Appare la tentazione di riempire un vuoto vitale presente che non é un vuoto, ma una crepa dell’anima che l'ego non sopporta più.

E il desiderio si nutre dell'insoddisfazione ed a questa ritorna in modo irrimediabile. Nello stesso modo in cui il cammino  insegna a camminare con i nostri due piedi, a sopportare le  carenze, cosi’ il vuoto della nostra vita non puo’ essere sostenuto che dalla presenza altrui, dalla loro amicizia, dalla loro compassione, dal loro ascoltarci, dal loro appoggio, dalla loro simpatia."Templi e chiese.
Ogni tappa ha la sua cattedrale o la sua chiesetta, al fiume o sulla montagna. Un luogo di pace e di silenzio spesso scelti a proposito. Talvolta la necessità propria della fatica ti fa sedere davanti a questi quadri pieni di santi e di storie bibliche. Sicuro che si apprezza la semplicità dei templi romani, delle chiese fortezza degli ospedalieri di Malta o dei Templari. Ma comunque sia, ogni chiesa riunisce in sé un minimo di condizioni per fermarci e ascoltare o meglio sentire. Il silenzio della chiesa o cappella o chiostro cede il passo a una vibrazione interna che si potrebbe anche chiamare silenzio, talvolta meditazione spontanea. E’ come un respiro che integra il dentro ed il fuori. Lo spirito non volteggia, si posa tranquillo. La realtà é chiara, non ci illude. Tutto é visto e conosciuto come tale, tale com’é. E siccome questo non fà parte di una comprensione intellettuale, non dura molto; puo’ darsi che una eco perduri, o un ricordo o un invito ad andare al fondo delle cose."

"I segnali.
Dice il poeta che si fà il cammino andando. Il cammino si fà con ogni passo, dandogli un senso. Resta chiaro che il cammino di terra é una circostanza; l’altro cammino, quello interiore, si fa anche lui a ogni passo. Ed ogni passo ti avvicina o ti allontana dal tuo destino, perché non sempre posiamo bene i nostri piedi. Ci sono dei posti del cammino dove ci si perde ed altri dove ci si ritrova. Chiaro che questo, nel nostro cammino interiore, dipende dai nostri punti deboli, dai nostri complessi, dalla nostra coscienza che va e viene, dall’armatura che ci siamo costruiti un giorno. Ma attenzione! C’é anche il cammino esteriore. Esiste Santiago, un punto d’arrivo, esistono i differenti punti di partenza. Esistono i rifugi e le frecce gialle e gli amici del cammino che le tracciano. Grazie a tutto questo, si puo’ camminare. Il cammino non sarebbe lo stesso senza le leggende dei pellegrini, i lupi ed i briganti…ed anche i miracoli e le furbizie. Questo cammino che fu passaggio di genti dei differenti popoli, questo cammino che costrui’ villaggi, trasformo’ culture, questo cammino é qui...
" Flavio

       
. C'è quella bellissima frase,che i pellegrinipersempre conoscono bene,presa dal libro di Davide Gandini,Il pellegrino è colui che cerca,accettando l'incalcolabile rischio di trovare veramente.
Perchè trovare significa non essere più quello che si era prima.E' cambiare.E' morire per rinascere a nuova vita.Il "Camino" non è un'impresa eroica o una vacanza alternativa è un pellegrinaggio di fede per molti, ma per me credo sarà un cammino spirituale... ma bisogna farlo... lui forse mi chiarirà.


Intanto sono qui, e credo che anche questo e interiomente un percorso faticoso e paziente

1 lug 2012

Approvazione

Oggi sono qui, preparo camera e altro, se dovessi per quella mia sindrome geografica sentire il bisogno della mia Sicilia, è tutto pronto per trascorrere il resto dell'estate nel profumo delle mie cose ed affetti.
Tempo fa, dissentivo da chi non tiene liberi i commenti, considerando la libertà di espressione un requisito essenziale in ogni tipo di comunicazione.
Dicevo, gli anonimi o gli insulti, possono sempre essere cancellati, e comunque chi legge, ha l'intelligenza di capire e giudicare.
Molte persone aperte sincere e corrette, ma sopratutto rispettose degli altri hanno liberalizzato i commenti...
Non avevo però preso in considerazione che c'è chi mantiene il filtro non tanto per gli anonimi o gli insulti, ma per pubblicare solo quanto conviene per apparire in maniera diversa da come ci si comporta....
E questo non è rivolto a "veri" blogger, ma a chi usa il blog per piccole vendite, riempie di complimenti e commenti mielosi e diabetici, per poi sparire e non pubblicare neanche un piccola frase di dispiacere per un allontanamento ingiustificato e per non ottemperare alle benchè minime regole di educazione, come un riscontro ad una telefonata....
Mi piaceva cominciare questa giornata augurando a tutti una buona domenica, e ribadendo che virtuale è il mezzo, noi siamo reali,e che neanche l'anonimato di un monitor riesce a coprire chi di eleganza comportamentale e di bon ton non ne conosce l'esistenza nella realtà come nel web.